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10 donne raccontano le loro boss (donne)

Il New York Magazine raccoglie alcuni aneddoti sulle donne al comando nel mondo del lavoro, dal punto di vista femminile

Donna boss
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Di stereotipi femminili ne esistono a bizzeffe, non è una questione nuova o tantomeno confutabile. Se c’è però un settore in cui la donna non sia inquadrata in un cliché è quello del management: non vi sono ‘modelli’ di donna boss, difficilmente ci si imbatte nell’immaginario della donna al comando di una grande azienda. Questo perché le donne al potere sono ancora poche, troppo poche per venire identificate, nel bene o nel male, in una sorta di immaginario collettivo. The Cut, il femminile del New York Magazine, ha voluto domandare a 10 donne di descrivere le loro boss, cercando di identificarne i tratti umani più salienti dal punto di vista lavorativo.

Sono emersi quadri che sottolineano tutti, in un modo o nell’altro, che i capi di sesso femminile si trovano non solo a fare i conti con le proprie responsabilità lavorative, ma con l’essere female boss, come se questa condizione fosse già in partenza una caratteristica da giustificare a seconda del contesto e della psicologia personale. Per esempio, c’è chi ricorda con stima l’avvocatessa a capo di uno studio legale, vincitrice del 98% delle sue cause, che ha sempre dovuto combattere con la fama di ‘donna-nera-cattiva’, mentre se si fosse trattato di un maschio-bianco come minimo sarebbe diventato l’Atticus Finch del 2000. Da lei Jennifer ha imparato ad essere tosta, diretta, a trovare soluzioni da sola prima di chiedere aiuto a qualcun altro, e a dire sempre quello che pensava. Questo insegnamento lo ha ricevuto anche Ali dalla sua direttrice (di una compagnia assicurativa) che l’ha incoraggiata ad essere diretta ed esplicita di fronte ai colleghi, e di non pensare mai di doversi trattenere nell’esporre ciò che pensa. C’è anche chi, come Catherine, ricercatrice scientifica, ha trovato in una scienziata i giusti consigli per portare avanti carriera e vita privata, senza dover rinunciare all’una o all’altra.

Ma ci sono anche esempi negativi, come quello di Rachel che ricorda una boss incredibilmente insicura, e pertanto sempre sulla difensiva, aggressiva con le donne e in cerca di approvazione dagli uomini. O Marcia che racconta di un capo donna che evitava in tutti i modi i conflitti, che cercava di compensare la sua ansia da comando con il diventare amica di tutti, cosa che nel tempo ha minato la credibilità e la fiducia in lei. E c’è anche chi descrive la boss lunatica, che cambia umore e modo di porsi da un giorno all’altro, che fa favoritismi su base personale anziché giudizio professionale.

Brevi racconti di vita lavorativa, episodi e aneddoti che raccontano come ancora oggi in certi ambienti ‘maschili’ sia difficile essere donne: mai vestirsi di rosa o si rischia di sembrare frivole, mai troppo audaci o si sembra allusive, ma neanche troppo serie o si passa per bacchettone; mai portare un caffè ad un uomo o si rischia di diventare ‘quella che porta i caffè’, mai far trasparire emozioni o tocca subire battute su ‘quei giorni’. Ma sono anche racconti di autocritica di genere, che riconoscono i limiti di certi comportamenti, spesso indotti, dai quali dobbiamo affrancarci. Se vi incuriosisce leggere tutto l’articolo di The Cut, cliccate qui.