Per dare l’idea della capacità dello show di valicare confini culturali e tabù radicati, basti pensare che uno degli ultimi momenti del programma ha visto un intero sketch giocato sul tema dei foreign fighters e sul reclutamento di questi ultimi da parte delllo Stato Islamico. Dove i combattenti jihadisti sono raffigurati come un gruppo di umoni armati e urlanti preda della propria iconografia personale.
Siamo nel sabato della rete televisiva NBC e va in scena uno dei programmi più amati dal pubblico americano; Il Saturday Night Live. Lo show ha la classica caratteristica dei late night d’oltre oceano: satira sociale e politica dissacrante, numeri musicali, comicità, e un cast fisso al quale si alterna un ospite nuovo ogni puntata. Una formula che dura dal 1975 e che non ha mai perso un colpo in termini di ascolti e amore infinito del pubblico.
Soprattutto perché per il SNL non c’è argomento che possa essere considerato come tabù. E questo lo rende un esempio di intrattenimento leggero ma anche capace di parlare alla pancia del paese. Insomma, il SNL pratica fedelmente il potere della comicità e non ama, in nessun caso, l’autocensura. Un modello che in America ha illustri seguaci, e del quale si sente la mancanza in Italia, dove troppo spesso i programmi comici di intrattenimento non valicano la soglia del politically correct.
Eppure lo show, oltre a trainare il dibattito pubblico è anche una palestra artistica che ha ospitato e opsita alcuni dei talenti più polivalenti della scena contemporanea. Da lì sono passati attori e host famosi come Tina Fey, Eddie Murphy, John Belushi, Ben Stiller e Will Ferrell. Ultima frontiera della rista? Parlare in seconda serata dello scandalo delle mail di Hilary Clinton, ispirandosi allo stile enfatico di serie come House of Cards. Per essere poi travolti da un mare di risate.