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Jellyfish Barge, la serra galleggiante

Coltivare in mezzo al mare grazie ad una serra che si auto-alimenta: l’innovativo progetto di Pnat

Serra galleggiante
Pnat

Architetti, designer, ingegneri, urbanisti, biologi e agronomi: sono sempre di più i progetti interdisciplinari in cui gli esperti rivolgono il loro sguardo verso l’acqua. Acqua dei mari, dei grandi bacini, degli oceani che diventa una sorta nuova frontiera da esplorare, uno spazio che in un domani, forse futuristico ma già contemplabile, l’umanità dovrà sfruttare. Nella prospettiva dell’innalzamento dei mari, della diminuzione di risorse, della riduzione del suolo coltivabile, e dell’aumento della popolazione mondiale, dove troveremo nuove aree destinate all’agricoltura? E’ quello che si sono chiesti gli agronomi e gli architetti di Pnat, start-up innovativa, Spin-off dell’Università di Firenze, che ha progettato e realizzato un prototipo di serra galleggiante per coltivare sull’acqua senza gravare sulle risorse esistenti.

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Si chiama Jellyfish Barge, ed è una serra modulare costruita su una piattaforma galleggiante, che si auto-sostiene grazie alle fonti rinnovabili. In questo modo non viene utilizzato suolo, non occorrono risorse idriche, non servono nemmeno materiali particolarmente pregiati per realizzarla, e in cambio essa fornisce prodotti agricoli e acqua alle comunità più esposte alla scarsità di cibo. Nata grazie ad un progetto multidisciplinare coordinato dal professor Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV-www.linv.org) e fondatore di Pnat, Jellyfish Barge è costruita con materiali di basso costo, assemblati in modo semplice e facilmente replicabile. Si tratta di una base in legno che galleggia su fusti di plastica riciclati, su cui poggia una serra in vetro sorretta da una struttura lignea.

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Le piante coltivate all’interno della serra vengono abbeverate grazie all’acqua dissalata attraverso un sistema naturale: la distillazione avviene infatti replicando su piccola scala l’evaporazione dell’acqua dal mare e la sua ricaduta sotto forma di pioggia. L’aria umida viene risucchiata e condensata dentro ai fusti a contatto con l’acqua fredda del mare, producendo fino a 150 litri al giorno di acqua dolce e pulita. Sistemi che sfruttano le energie rinnovabili azionano le ventole e le pompe (che necessitano di poca energia). Inoltre, la coltivazione è idroponica, cosa che permette un risparmio di acqua fino al 70% rispetto alle colture tradizionali. Un impianto automatico garantisce il funzionamento del sistema e il monitoraggio e il controllo possono avvenire da remoto.

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Jellyfish Barge sarà presentata ad EXPO 2015 nel padiglione della Regione Toscana, come una delle eccellenze tecnologiche in campo agroalimentare.

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