“Dio ti benedica” – “Ti va di parlare con me?” e “Sorridi! Perché non sorridi?”. Benvenuti a New York City, ma potrebbe trattarsi di qualunque altra città del mondo, nei panni di una donna che cammina per dieci ore lungo le strade di Manhattan ricevendo 100 tipi di molestie verbali tra commenti pesanti, tentativi di approcci, inseguimenti silenziosi, fischi, ammiccamenti e sguardi penetranti.
Succede in “10 Hours of Walking in NYC as a Woman”, video-esperimento che ha raggiunto, in un solo giorno, un milione di visualizzazioni su YouTube. Dietro la realizzazione del video, l’associazione no profit Hollaback!, che da alcuni anni si occupa di sensibilizzare la società civile nei confronti delle molestie in strada, attraverso la costruzione di una comunità virtuale che colleziona le testimonianze, audio e video, di chi subisce questo tipo di trattamento.
Si tratta di donne, ma non solo, che non si sentono certo lusingate ma piuttosto intimidite da questo tipo di comportamento. Perché la molestia in strada fa così male e come porvi rimedio? Lo street harressment viene considerata una forma di molestia sessuale che pone le proprie basi sull’oggettificazione sessuale della figura femminile. Ancora una volta, una donna che cammina sola per strada e che manifesta liberamente la propria autonomia, è vista, non come individuo bisognoso di rispetto, ma come possibile partner sessuale, figura in cerca di avventure, o in ogni modo un soggetto del quale non è importante rispettare il diritto di sentirsi sicura in un luogo pubblico. In poche parole, un oggetto sessuale che può essere tranquillamente assaltato con varie forme di interazione verbali e non verbali. Questo non avviene solamente sulla base del genere, maschile o femminile, ma accade anche su basi razziali e di orientamento sessuale.
Hollaback!, per porre fine a un comportamento culturale che limita la libertà dei cittadini di sentirsi sicuri nella propria città, raccoglie le testimonianze di ogni forma di molestia per strada e le pubblica sul proprio sito con l’aiuto della geolocalizzazione. Si tratta di un tentativo fondato sull’opensource di alzare la voce contro ogni forma di discriminazione e “holler back”, rispondere, controbattere, a quella che viene percepita come un’invasione di campo e un vero e proprio attentato alla libertà personale dei cittadini.