Si avvicina Halloween: tempo di scorpacciate di dolci e film horror con gli amici. Ecco dunque le pellicole da evitare se volete davvero spaventarvi
I film dell’orrore sono fatti per terrorizzarci, per metterci davanti alle nostre paure più profonde e consentirci così di esorcizzarle. Halloween è il momento migliore per sedersi in compagnia degli amici e riscoprire grandi horror dimenticati o gustarne di nuovi. Ma la festa di Ognissanti richiede qualità, e purtroppo non sempre gli horror riescono nella loro missione. Ecco dunque i dieci titoli che secondo noi fareste meglio a evitare, se volete davvero spaventarvi davanti allo schermo.
Jennifer Love Hewitt, Sarah Michelle Gellar, Ryan Philippe e Freddie Prinze Jr. Se c’è qualcosa di più anni ’90 di questo cast, trovatela. La storia di un gruppo di amici che, dopo essersi colpevolmente liberati del corpo di uno sconosciuto investito con l’auto, vengono presi di mira da un pazzo che dichiara di “sapere cosa hanno fatto l’estate precedente” sarebbe anche una buona premessa, ma il film di Jim Gillespie è invecchiato davvero male. In termini di slasher – ovvero il genere in cui i teenager vengono uccisi uno a uno da killer misteriosi – è sempre meglio puntare sui classici assoluti come Halloween e Venerdì 13.
L’originale Venerdì 13 (1980) ha dato vita a una delle saghe più longeve della storia del cinema e a una carrellata di horror dalla qualità calante. Nemmeno il remake, diretto nel 2009 da Marcus Nispel e prodotto da Michael Bay, ha rialzato il livello. Anzi. I protagonisti di questa stanca rimasticatura sono talmente bidimensionali e insopportabili da farci parteggiare per il serial killer con la maschera da hockey. A questo aggiungiamo una regia poco ispirata e la frittata, ben poco spaventosa, è fatta.
La formula del primo Scream era semplice: applicare il chiacchiericcio post-moderno e citazionista portato avanti da Tarantino all’horror. Wes Craven e lo sceneggiatore Kevin Williamson hanno messo alla berlina le regole dell’orrore e creato un fenomeno al botteghino. Da qui l’inevitabile sequel (e poi altri due), ricalcato sulla medesima formula. Ma una volta svanito l’effetto novità – cosa che rende difficile rivedere anche l’originale a distanza di 18 anni – c’è poco altro di interessante da vedere e pochissimo di cui spaventarsi.
Uwe Boll è considerato uno dei peggiori registi viventi. Nella sua carriera ha spesso adattato famosi videogame stravolgendone completamente le premesse. House of the Dead è forse uno dei suoi film peggiori e sicuramente uno dei peggiori tratti da videogiochi. La premessa è che un gruppo di ragazzi accorsi su un’isola per un rave party si ritrova a fare i conti con un’orda di morti viventi. La realizzazione è talmente raffazzonata da sforare nell’auto-parodia involontaria. Da vedere solo se state cercando il peggio del peggio per farvi due risate in compagnia.
Il primo Paranormal Activity è un esempio di quanta paura si possa fare con un budget bassissimo e tante idee. Il secondo tenta di ripetere il successo, ma infila solo una serie di spaventelli deboli e prevedibili, fondati più sul volume degli effetti sonori che sulla tensione vera. Con in più la malaugurata idea di aumentare i punti di vista includendo un sistema di telecamere di sorveglianza che cancella completamente l’effetto documentario, eliminando l’illusione del reale che tanto faceva paura nel primo capitolo. La saga, purtroppo, ha proseguito su questa china.
Remake de Gli invasati, classico dell’orrore britannico diretto da Robert Wise, Haunting – Presenze sostituisce alla tensione e al non-visto una scarica di effetti al computer che fanno paura sì, ma per la loro bruttezza. Prodotto da Steven Spielberg e diretto dal regista di Speed, Jan de Bont (chi mai avrà pensato di affidargli un horror?), Haunting sfoggia un cast composto da Liam Neeson, Catherine Zeta-Jones e Owen Wilson. Ma non basta.
Quando vuole, Nicolas Cage sa essere un grande attore. Quando si accontenta di intascare l’assegno e si lascia andare al pilota automatico, pare un matto scappato dal manicomio. Ma la bruttezza inenarrabile di questo indegno remake di The Wicker Man, classico dell’orrore britannico interpretato da Christopher Lee, non è nemmeno del tutto colpa sua, quanto di una sceneggiatura puerile e di scelte che lasciano basiti. A chi mai sarà venuto in mente che una scena con Cage vestito da orso che picchia delle donne potesse rappresentare un degno climax?
Una sorta di brutto remake di Non aprite quella porta, Wrong Turn racconta del solito gruppo di ragazzini stupidi che, quando la loro auto si ferma nel bel mezzo del bosco, decidono di cercare aiuto addentrandosi nella foresta… solo per trovare la morte per mano di una famiglia di mutanti assassini. Davvero, Wrong Turn è un manuale di “tutto quello che non fareste mai in una situazione di pericolo”, come entrare in una lugubre capanna piena di cose brutte conservate in barattoli di vetro luridi. Anziché spaventare, lascia innervositi per la stupidità dei protagonisti.
L’originale Non aprite quella porta (1974) di Tobe Hooper è uno dei più angoscianti film horror di tutti i tempi. Non aprite quella porta 3D (2013) tenta di cancellare la memoria dei remake recenti per agganciarsi direttamente al primo film come fosse il sequel ufficiale. Un’impresa persa in partenza: il modello di riferimento è talmente alto, e questo horrorino talmente maldestro e ridicolo, da rendere ogni paragone impietoso.
La pietra tombale di ogni serietà residua di Dario Argento. L’ex maestro del cinema horror italiano, studiato e imitato in tutto il mondo, firma uno dei peggiori adattamenti di Dracula di sempre, girato con lo stile di un principiante ed effetti speciali computerizzati di rara cialtroneria. Gli attori, a cominciare da Asia Argento, sono tutti mal diretti o fuori parte e i set terribilmente finti. Non aiuta che la memoria del capolavoro di Francis Ford Coppola, forse l’adattamento definitivo del romanzo di Bram Stoker, sia ancora così vicina.