Da due giorni circa il mondo intero parla di Renée Zellweger. Da quando si è presentata sul red carpet di un evento mondano a Beverly Hills dedicato alle donne di Hollywood, non si è più parlato dell’evento ma solo di lei e del suo viso evidentemente ritoccato. ‘Cos’hai fatto Bridget Jones?’, ‘Sei davvero tu, Renée?’ titolano i magazine americani, dove di ora in ora fioccano articoli sull’attrice, gallerie immagini di prima e dopo, interviste a chirurghi plastici, opinionisti di ogni sorta. Non parliamo poi di Twitter e dei commenti degli internauti in generale, di cui è impossibile tenere il conto. Quasi tutti contro di lei, avversi alla sua scelta estetica considerata esagerata, che le ha cambiato i lineamenti, il corpo, le espressioni.
Le riflessioni che vengono chiamate in causa di fronte ad un’attrice che a 45 anni ha fatto un tale ricorso al bisturi (o al botox?) sono moltissime, e non riguardano semplicemente il suo aspetto fisico. Renée Zellweger ci ha fatto riflettere su più tematiche, ognuna delle quali si potrebbe diramare in altrettanti sotto-testi.
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Innanzitutto, la paura di invecchiare. La nostra società non riesce più ad accettare il naturale cambiamento del corpo, e l’avanzare dell’età. E’ evidente (e lo confermano molti psicologi) che non possiamo più tollerare l’idea di invecchiare, e a maggior ragione nell’industria Hollywoodiana: chi ha voglia di passare dal ruolo di ‘giovane e carina’ protagonista del film a quello di ‘madre della protagonista giovane e carina’? Poche le attrici che accettano di non poter più far parte delle eterne fanciulle.
Tuttavia, sorge spontanea una domanda: chi decide i canoni di bellezza? Che si tratti di lifting, di tatuaggi su tutto il corpo, di acconciature incredibili, di donne con la barba: chi ha il diritto di dire a qualcun altro dove e quando si deve fermare nel modificare sul suo aspetto? Come si può sostenere che il corpo non va alterato, quando intervenire su di esso con trucco, tatuaggi e addirittura piercing è una pratica antica come il mondo? Pensare che qualcuno abbia ‘oltrepassato il limite’ significa aver deciso dove mettere i paletti, degli standard entro i quali va bene mentre oltre è ‘inaudito’. O forse il ritocchino è ok, perché ‘ognuna è libera di fare quello che vuole con il suo corpo’ (la tiritera che sentiamo dire continuamente alle attrici intervistate sul tema botox e varie) ma se vieni ‘beccato’ allora devi subire la gogna pubblica?
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Infine, ma il discorso potrebbe continuare all’infinito, non possiamo dimenticare che nelle persone è nata una discreta ‘rabbia da tastiera’. Il fenomeno dei social network e della possibilità di commentare gli articoli dei giornali ha scatenato una sorta di ‘furia’ da computer. Il 90% dei commenti a qualsiasi argomento sono di tipo critico, negativo, addirittura rabbioso, qualsiasi sia il tema, dai cagnolini alle decisioni politiche. E’ un fenomeno che i mass mediologi e gli sociologi stanno attentamente studiando, e che un’apparizione come quella di Renée Zellweger non poteva che fomentare, bersaglio perfetto per il furor di critica: una donna in carriera, ricca, bella, famosa, che decide cosa fare del proprio corpo a prescindere dal giudizio altrui. Ognuno liberissimo di pensare che abbia fatto bene oppure male, ma definirla ‘un mostro’ è ipocrita (suvvia, proprio orribile non è. Diversa forse, ma mostruosa non è una parola che le si addice) oltre che crudele. Intanto Renée Zellweger dice di piacersi così, di essere felice e appagata. Perché non dovremmo crederle?