FOTO: SPANDAU BALLET VS DURAN DURAN…
Tony Hadley, i fratelli Gary e Martin Kemp, John Keeble e Steve Norman, sono cinque ragazzi alla ricerca del successo in campo musicale. Sono giovani membri della classe operai britanica, sono carini, e soprattutto frequentano i club più in voga della città; il Blitz e La Scala. A quei tempi la sottocultura cittadina è brulicante di entusiasmi e di diverse identità. C’è la rabbia del punk, l’estetica raffinata del glam-rock, il retaggio della durezza dei Mods e il balsamo della musica soul. La moda è sperimentale, esagerata, gli uomini si travestono, le donne si tingono i capelli e tutti, ma proprio tutti, puntano a non passare inosservati. Ma per gli Spandau Ballet il destino ha idee diverse ed essere cool non è abbastanza. Dopo un celebre concerto nel già famoso Blitz, il gruppo comincia la propria scalata nel mondo della discografia internazionale, cambiando per sempre la storia del costume e della musica.
Importante quanto la rivoluzione musicale portata avanti a suoni elettronici e cupi, che non rinunciano alla melodia, è stato il terremoto portato nella moda degli anni ’80. La musica pop, influenzata dalla meticolosità estetica di David Bowie, rifiuta i capi ruvidi del punk per scoprire un’estetica ricercata e raffinata. Gli Spandau Ballet cantano l’amore indossando pantaloni da cavallerizzo, cinte pregiate, tessuti barocchi, scialli dai pattern in tartan e danno vita a un nuovo genere musicale denominato new romantic. A vederli oggi, riuniti, e pronti a dare inizio a un tour internazionale che toccherà nel 2015 anche l’Italia, rimane intatta la magia di cinque talenti eclettici e genuini. A Roma, per presentare il film sulla propria storia, gli Spandau Ballet hanno qualche anno in più ma non un briciolo di meno di entusiasmo. “E’ stato davvero importante girare un documentario nel quale venisse ricostruito molto bene il contesto dal quale proveniamo – dichiara Tony Hadley – mi piace quando il film ricostruisce i fattori economici e sociali che hanno caratterizzato quegli anni”. “All’interno del film ci sono anche filmati storici – prosegue Gary Kemp – che raccontano il nostro rapporto con l’Italia e i fan italiani”. Ma non si tratta solo di semplice groupismo. “I fan italiani sono i più pazzi del mondo. Ai concerti vediamo da persone grandi a bambini piccoli così”.