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Il fascino dei tetti di Parigi nella Lista Unesco?

Il sindaco del nono arrondissement Burkli chiede di riconoscere “le toits” come Patrimonio dell’Umanità. E gli ecologisti approvano

Vista Parigi
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Azzurro tenue e grigio: sono le sfumature dei tetti di Parigi, celebri e affascinanti coperture simbolo di una città che incanta. L’UNESCO potrebbe presto riconoscere les toits de Paris come Patrimonio dell’Umanità. È ciò che ha proposto Delphine Bürkli, sindaco del nono arrondissement, il cui progetto sarà esaminato durante il mese di Ottobre dalla giunta comunale di Parigi. Se la maggioranza dei voti sarà a favore, si procederà a una candidatura formale. Nel 1991 l’Unesco aveva dichiarato i tratti spesso pedonalizzati lungo la Senna (chiamati in francese i “quae”) come patrimonio dell’umanità per la loro monumentale bellezza.

La promessa di portare le toits della ville lumière nella prestigiosa lista dell’Unesco deriva non solo dalla monumentale bellezza che li caratterizza, ma anche dalla storia che rappresentano. Sotto questi tetti grandi poeti, registi e fotografi hanno raggiunto vette d’ispirazione fondamentali per il nostro patrimonio culturale, tanto da dedicarvi dipinti (Paul Cézanne, Les toits de Paris, 1881), pellicole (Les toits de Paris di René Clair, 1930) e ambientarvi opere liriche (La Bohème di Puccini). Le mansarde e i piccoli attici che un tempo fungevano da antiche stanze per la servitù, hanno oggi un grande valore immobiliare: viste mozzafiato e atmosfere uniche che di certo non possono essere “regalate”.

E la location stile Nouvelle Vague fatta di comignoli e mattoni a spiovente è stata scelta anche dal marchio Lancôme per il lancio del profumo Trésor Midnight Rose; lo spot con protagonista Emma Watson è ambientato in un loft affacciato sui tetti di Parig nella Ville Lumière, immortalata in tutto il suo incantevole splendore dal regista e fotografo Mario Testino.

Un altro grande artista ha saputo descrivere con incredibile precisione le toits: Fabrice Moireau, che nel libro “Tetti di Parigi” (con testi e poesie di Carl Norac) ha meravigliosamente illustrato ad acquarello le inconfondibili coperture della città più romantica dle mondo. I testi e le illustrazioni del libro invitano a fare un giro per la città con occhio interessato, sicuramente seguendo le mete classiche ma anche lasciarsi trasportare verso i vicoli, le stradine meno battute e scoprire qualche piccolo tesoro nascosto.

Le case di Parigi, e i tetti ancor più, colpiscono per la disposizione minuziosa, quasi come un moderno formicaio, un mosaico di camini e tegole, un labirinto di forme e colore. E’ un quadro in continuo movimento, un pullulare di rettangoli che sfalsano la vista e ingannano lo sguardo. Raccontano altre storie, inedite, forse mai accadute, di pura fantasia. Odorano di zinco e di chiuso, di arte e di passione. All’inizio del secolo scorso compaiono a Parigi le prime rappresentazioni visionarie di un’architettura che concepiva le proprie costruzioni con un tetto piano, costruzioni che in effetti dopo un periodo breve, sono state realizzate e sono legate indissolubilmente al cosiddetto Movimento Moderno. Un movimento nella storia della costruzione che ha creato una spaccatura nello schieramento dei progettisti suscitando discussioni fondamentali sulla storia del tetto: piano o inclinato.

La proposta di Bürkli non poteva che “scaldare” gli animi e i cuori parigini. E non solo. Anche gli ecologisti – che vorrebbero ricoprire i tetti di orti botanici e giardini sospesi – hanno appoggiato la del partito conservatore UMP, di cui la Bürkli fa parte. Sul web si trovano già siti che offrono informazioni su scale e passaggi segreti, attraverso i quali è possibile accedere a una passeggiata sui tetti o godere semplicemente del panorama.