Selfie nocivi dunque, ma non per tutti o almeno non secondo le stesse modalità. In America e in Europa si sta infatti affermando un movimento controcorrente che libera l’autoscatto dalle regole estetiche stereotipate, dall’uso eccessivo di Photoshop e di filtri ingannevoli e lo trasforma in un momento di affermazione e di cura per se stessi senza precedenti. Tra i movimenti culturali, Broken Light è per esempio la piattaforma digitale che diffonde le opere fotografiche di persone affette da disordini e malattie mentali. Sorprendentemente, domina l’autoscatto. Non certo quello patinato tipico delle rivista di moda o dei profili curati delle star. Carrie Hilgert, per esempio, artista del Kansas appena trentenne, documenta la propria depressione fotografandosi in pose contratte che raccontano la sofferenza del corpo e della mente.
In Italia, lo psicologo della ASL di Lucca Carmine Parrella, sperimenta da anni i vantaggi della fototerapia all’interno del percorso clinico del paziente. In questo senso l’autoscatto è una delle tecniche attraverso le quali il paziente dialoga ed esprime i propri stati d’animo interiori, mostrando le differenti percezioni che ha di sé e nei miglior dei casi, migliora il proprio disagio psichico in una percorso creativo verso il benessere.