A Londra gli attivisti di Everything is Ok, fronteggiano la polizia con una particolare ricetta: “Non sto protestando, sto solo parlando attraverso un microfono e quello che faccio è abbracciare le persone”, recita un membro del gruppo. A Kiev, Inna Shevchenko del gruppo Femen, decora il proprio corpo con scritte e fiori, in un linguaggio estremamente glamour che piega l’estetica della moda e della comunicazione di massa alla causa del femminismo. In Iran, quando il crepuscolo muore, milioni di abitanti accendono e spengono le luci delle proprie case per protestare contro la tirannia del regime arabo. E ancora a Damasco, come racconta un’attivista anti-regime, una pioggia di palline da tennis colorate con scritte libertarie fa impazzire le guardie di Bashar al- Assad. Alla banalità del male si risponde con l’imprevidibilità della creatività. Tra le voci che compongo il racconto dei movimenti pacifisti dell’era tencologica, anche quella di Srda Popovic, leader del movimento serbo Opor! che contribuì alla caduta di Miloševi?’ nel 2001 e uno dei massimi esperti contemporanei della lotta non-violenta.
Oggi i movimenti di protesta corrono velocissimi grazie alla rete e si espandono in maniera verticale piuttosto che orizzontale. Basta un telefonino per diffondere i video che insegnano le tecniche della lotta non armata. Tuttavia il web produce partecipazione ma anche alienazione. Il rischio del clickattivismo, la tendenza a onorare tutte le cause rimanendo allo stadio del click virtuale, è un rischio presente in ogni movimento globale. Tutti però credono però che l’arma della creatività rappresenti lo strumento più efficace e sovversivo per portare avanti le proprie idee di mondo più egualitario; e per avere una voce rilevante dopo la fine delle violenze. A giudicare dagli sguardi smarriti dei poliziotti che si vedono ricevere un abbraccio piuttosto che una bomba carta, il progetto politico è destinato a funzionare ancora a lungo.