Vorremmo forse meno bene a Marilyn Monroe, Audrey Hepburn e Marlon Brando, se scoprissimo all’improvviso che alla prima appartiene una disordinata personalità che la fa guaire e saltare sul divano, che il volto della seconda è scomposto e irregolare, ma trova il proprio equilibrio nell’insieme come in un ritratto di Modigliani, e che il terzo appare pallido come un fungo e con labbra femminee. Probabilmente no, ma le parole con le quali Cecil Beaton, celebre fotografo di Vogue, descrive alcune icone contemporanee in “Cecil Beaton: Portraits and Profiles”, sembrano colmare la distanza che si crea tra pubblico e divi, con una forma di divertentissimo gossip ante litteram.
Il fotografo londinese, i cui appunti personali sulle celebrità accompagnano il libro fotografico appena uscito in Gran Bretagna, si dedica alle arti visive a partire dai primi anni ’90. Nel corso della propria carriera vince due Oscar per i costumi di My Fair Lady e del film “Gigi”. Dall’esperienza vissuta nel settore del costume design, l’artista eredita uno stile barocco e artificioso che contamina la maniera di ritrarre i numerosi personaggi che passano sotto il suo implacabile obbiettivo, e sotto la sua lingua biforcuta.
Cecil non risparmia nemmeno icone come Greta Garbo, Audrey Hepburn e Marilyn Monroe. Negli appunti al vetriolo ne descrive difetti e imperfezioni con insolita ironia e spirito critico e identificandoli come esseri stravaganti dalle mille manie. Tutti sforzi e guizzi di genio che non incidono sull’indice di gradimento del pubblico. Anzi, le star colte nelle proprie debolezze, diventano ancora più desiderabili e umane agli occhi delle centinaia di fan sparsi per il mondo.