Pubblicato il

Usa, la manager più pagata era un uomo

Martine Rothblatt è fondatrice e amministratore delegato di un’azienda farmaceutica da cinque milioni di dollari

manager più pagata degli Stati Uniti
forbes.com

Il potere nelle mani delle donne. O donne al potere. Da Angela Merkel a Emma Marcegaglia, il mondo femminista porta alta la sua bandiera senza cadere in inganni. Quasi sempre.

Martine Rothblatt è l’amministratore delegato donna più pagata d’America. Ma “l’inganno” c’è, perché l’AD era un uomo. E da uomo ha iniziato la sua carriera di successo. Nella lista dei 200 CEO più pagati degli States risultano solo 11 nomi femminili; in testa a loro – con 38 milioni di dollari guadagnati nel 2013 – proprio Rothblatt, viso scarno, eleganza androgina: “Non posso dire che quel che ho costruito equivale alla conquista di una donna. Per la prima parte della mia vita sono stata un uomo” ha detto Rothblatt al New York Magazine, che le ha anche dedicato la copertina.

Sarà per questo che ai classici tailleur ha sempre preferito giacca e pantaloni, e al rimmel e rossetto solo un po’ di cipria. Certo, a guardarla bene, l’aspetto non è propriamente l’emblema del gentil sesso. Martine ha quattro figli che la chiamano “papà” e alle spalle più di 30 anni di matrimonio, ancora valido. Senz’altro una donna con gli attributi; la CEO ha fondato Sirius Satellite Radio, prima di creare nel 1996 la casa farmaceutica United Therapeutics con l’intento di produrre i farmaci necessari a curare l’ipertensione polmonare primaria di suo figlio.

La carriera non le ha impedito di sottoporsi nel 1994 all’operazione chirurgica che le donò l’aspetto di una comune donna in affari: stile acqua e sapone, pochi gioelli e lunghi capelli mossi sciolti. Pian piano i capelli sono stati raccolti in una piccola coda e di gioielli non si è vista neanche l’ombra. L’AD preferisce farsi chiamare “Martine” e se qualcuno le si rivolge, utilizza “Pn.” (persona) invece di “Mr.” O “Mrs.”, o “spice” invece di “moglie” o “marito”.

Nel 1995, poco dopo la sua operazione, scrisse il libro The Apartheid of Sex contro le etichette di genere. Perciò rifiuta la parola “transgender” preferendo quella di “transumana”, “un particolare tipo di futurista che crede che la tecnologia possa liberare gli uomini dai limiti della biologia, inclusi cancro, sterilità, malattia e anche la morte”, come lei stessa ha spiegato al New York Magazine.

Un’idea fissa quella di trascendere la morte tramite la tecnologia. In uscita il suo nuovo libro, “Virtually Human: The Promise and Peril of Digital Immortality”. Martine si interessa alla biotecnologia, alla nanotecnologia, alla robotica e all’intelligenza artificiale. Tanto da avere costruito Bina48, un robot umanoide che ha aspetto e personalità di sua moglie, Bina Aspen.