L’annuncio è stato scioccante, un colpo di scena degno della miglior soap opera, di quelli che fanno tremare le certezze più assolute: Hello Kitty non è un gatto. No, non lo è: ci siamo sbagliate per decenni a chiamarla ‘gattina’, a identificare nei suoi baffetti i tratti felini, a scambiare quella pelle bianca per pelo, quelle orecchie a punta per connotati da micia. Hello Kitty è una bambina, ha 8 anni circa, e non è nemmeno certo che sia giapponese! Sembrerebbe inglese, ma per ora gli sconvolgimenti sono sufficienti.
Ironia a parte, il più famoso, diffuso, onnipresente oggetto del merchandising mondiale svela alla soglia dei 40 anni di vita un’incomprensione globale, ma allo stesso tempo si prepara a lanciare uno dei più grandi party di compleanno mai visti. L’icona della Sanrio, azienda nipponica che da sempre la produce, viene festeggiata con nuovi oggetti di merchandising, ancora non rivelati ufficialmente, e con niente meno che con la più grande mostra-retrospettiva mai organizzata sulla gattina, pardon, bambina col fiocchetto rosso. ‘Exploring the Supercute World of Hello Kitty’, che si terrà al Japanese American National Museum di Los Angeles a partire dall’11 ottobre, esporrà le decine, centinaia di prodotti targati Hello Kitty, e attraverso essi ripercorrerà la cronistoria e le implicazioni sociologiche di tale fenomeno. Non solo, sempre a Los Angeles si terrà la Convention di Hello Kitty dal 30 ottobre al 2 novembre, dove i fan potranno vivere esperienze interattive con la loro icona preferita attraverso mostre, workshops, letture, eventi che andranno dal cibo ai tatuaggi. Tutte le informazioni a questo link
L’icona della Sanrio è stata, dal 1974 ad oggi, su ogni tipo di oggetto immaginabile. A partire dai classici portafogli, astucci, zainetti, passando per l’abbigliamento, la gioielleria, l’arredamento, la musica (Hello Kitty Statocaster è la chitarra Fender a lei dedicata), il make-up, i dolci, praticamente qualsiasi oggetto abbiate in casa sicuramente è stato prodotto anche in versione Hello Kitty. Decine di star della musica e dello spettacolo si sono fatte testimonial viventi del personaggio, così come serie tv e cartoni animati. E se in partenza il prodotto si identificava con un target di bambine, un po’ alla volta ha allargato gli orizzonti fino ad includere merchandising per donne adulte e uomini (orologi, automobili, tecnologia). In Giappone particolarmente, ma anche in Corea del Sud, a Taiwan e in diversi paesi asiatici Hello Kitty ‘veste’ le copertine dei reparti infantili negli ospedali, decora autobus e mezzi pubblici, capeggia in versione statuaria in musei e luoghi pubblici, le vengono dedicati interi parchi divertimento. E’ stata addirittura ambasciatrice UNICEF.
La sua onnipresenza è documentata nel libro ‘Pink Globalization: Hello Kitty Across the Pacific’, scritto da Christine Yano, curatrice della mostra di Los Angeles. E’ proprio lei a raccontare che, mentre preparava il materiale per la maxi-esposizione, è stata contattata dalla Sanrio per chiedere di correggere l’errore di chiamare Hello Kitty ‘gattina’: l’azienda ha informato la curatrice che si tratta di una bambina, di un’amica, non di un animale domestico (come tutto il mondo ha sempre pensato). La sua disegnatrice, Yoko Shimizu, ha ideato Kitty White – questo il nome e cognome – perché potesse diventare l’amica universale, colei che si identificava con i sentimenti di tutte le ragazzine: volutamente senza bocca, la sua espressione può coincidere con un’ampia gamma di emozioni.
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Un colpo andato a segno, una delle icone più riuscite al mondo che alla soglia dei 40 anni (ma fa sempre la terza elementare) continua capeggiare sull’oggettistica di ogni genere e promette nuovissimi accessori in edizione speciale che, c’è da scommetterci, andranno a ruba. Con tanto di colpo di scena sull’identità: Hello Kitty non è un gatto, ma non preoccupatevi per Snoopy, Peanuts ha confermato con un tweet che lui sì, è un cane.