Una competizione riservata ai team universitari con lo scopo di progettare (e costruire) prototipi di abitazioni efficienti, ecosostenibili e alimentate solo ad energia solare: questo è Solar Decathlon, una sorta di Olimpiade dell’architettura sostenibile, nato negli Stati Uniti ma da qualche anno anche in versione Europea. Tra i venti team selezionati per gareggiare a Solar Decathlon Europe 2014, cha vinto il primo premio quello italiano, che proviene dall’Università di Roma Tre ed è capeggiato da Chiara Tonelli.
Si tratta di una casa che risponde alle quattro parole chiave dettate da questa edizione del concorso, ovvero ‘densità, convenienza, trasportabilità e sobrietà’, e allo stesso tempo si lega al contesto in cui nasce, Roma, evocata nel nome del progetto ‘RhOME for denCity’. E’ infatti un’area urbana ‘densa’ quella a cui hanno pensato i progettisti, in cui le abitazioni devono consumare poca energia ma al tempo stesso produrne, ridisegnando l’estetica delle periferie.
E difatti RhOME ha prestazioni energetiche quasi otto volte superiori ad un edificio di classe energetica C e una e mezzo rispetto alla classe energetica A+, e produce più energia di quanta ne consuma, con la quale potrebbe approvvigionare il quartiere in cui si colloca. RhOME possiede pannelli solari fotovoltaici flessibili integrati nei tendoni ombreggianti delle logge (gli stessi che vengono utilizzati nelle barche a vela). E’ ‘avvolta’ in un manto che la isola completamente dal punto di vista termico. Gode di un sistema di ventilazione a ‘corrente programmata’. E’ fornita di un parapetto che produce acqua calda, ma rimane freddo d’estate. Materiali naturali compongono la casa, nessuna colla o solvente chimico è stato utilizzato, ogni componente è potenzialmente riciclabile. Inoltre è esposta secondo un orientamento che permette di ricevere la luce naturale ma allo stesso tempo di godere di zone ombreggiate, essendo Roma una città in cui le temperature estive possono raggiungere picchi molto alti.
Tuttavia è il concetto di densità ad essere il valore aggiunto di questa abitazione che è sì a impatto zero, ma è anche pensata per re-inventare il sistema edilizio delle città altamente abitate. Ripensare la distribuzione degli edifici periferici, limitando l’utilizzo del suolo (che fra l’altro a Roma è costituito da un’infinita area archeologica), ottimizzando lo sfruttamento dello spazio, togliendo le periferie dal degrado, combattendo l’abusivismo in favore di una nuova concezione di aggregazione urbana. Più abitazione nella stessa area, appartamenti piccoli ma efficienti, dalle basse richieste energetiche, serviti da mezzi pubblici, in favore di spazi collettivi più ampi.