Maria Cecilia Barbetta è una giovane argentina che si è trasferita a Berlino e scrive in tedesco. Il suo Sartoria Los Milagros (edito da Keller) è un miscuglio perfetto di temperamento argentino e razionalità europea. La sartoria in cui lavora Mariana è di proprietà di sua zia, un luogo in cui amori, chiacchere tra amiche e dolori si incrociano a oggetti, aneddoti e personaggi dalle strane abitudini che forse nascondono la loro vera identità… Mariana ama le stoffe, i metri e i punta spilli nello stesso modo in cui ama un ragazzo che però è sparito dopo essere partito per l’America. Sarà forse un’altra donna a riportare a casa l’amore lontano?
Il libro, oltre ad essere un romanzo sull’amore magico e fantasioso,è anche un gioiello grafico, un oggetto costruito con disegni e rimandi interni, fotografie, pagine che si possono ritagliare. Un’esperienza anche concreta e artigianale da “taglia e cuci” della carta e del cuore.
Ancora amore, stavolta reale. La moglie dell’aviatore (Neri Pozza) di Melanie Benjamin, racconta la storia di Anne Morrow, figlia di un console, scrittrice, moglie di Charles Lindbergh e poi amante di Saint-Exupéry. Due uomini entrambi aviatori. Il romanzo ci fa conoscere da vicino una donna e uno dei rapporti più scintillanti d’America. Ma ci porta anche dentro il grande dolore del rapimento e della morte di un figlio.
Una storia intima e universale che attraversa un secolo, quello che va dagli anni ’50 a Occupy. Ne I giardini dei dissidenti (Bompiani), Jonathan Lethem celebra gli 80 ani di suo padre. Parte dal passato per arrivare a oggi. E forse parte da lui per arrivare a noi. Al centro di tutto c’è il rapporto tra una madre e una figlia. Il legame turbolento e fortissimo tra Rose Zimmer – figura gigantesca e indimenticabile, ebrea comunista espulsa dal partito negli anni 50 perché ha un amante di colore, così intransigente da diventare il terrore del suo quartiere, Sunnyside Gardens a New York – e Miriam, la figlia, americana anti-americana, così imbevuta di ideologia della contestazione da contestare prima di tutto sua madre, e finire tra i sandinisti del Nicaragua. Passano gli anni del maccartismo, delle lotte per i diritti civili, e Lethem ne traccia un affresco imponente: la storia americana vista dagli ebrei comunisti. Inventa un mondo fitto di personaggi che lottano per le proprie passioni, cercano un posto nel mondo.
Bella mia (Elliot Edizioni) di Donatella Di Pietrantonio prende il nome da una canzone abruzzese dedicata a L’Aquila. Donatella Di Pietrantonio, che è nata vicino a Teramo e vive in provincia di Pescara, ne ha preso in prestito il titolo per parlare della città ferita dal terremoto. Lo fa raccontando di una donna che in quei giorni ha perso la sorella gemella e si è trovata a far da madre al nipote adolescente. Elegia di una città devastata, Bella mia racconta il dolore, l’amore, le radici e il coraggio che ci vuole per alzare la testa e provarci ancora.
Fratello Kemal (Marcos y Marcos) di Jakob Arjouni è la storia di un amour fou iniziato nel 1999 con Happy birthday, turco!, il romanzo che ci ha fatto conoscere Kemal Kayankaya, detective turco con passaporto tedesco e cialtrone nell’animo. Il sequel ora in libreria è posrtumo alla morte dell’autore, scomparso l’anno scorso. Quello che lascia è l’ultima indagine di Kemal che si muove in tutta la la sua vitalità tra editori spocchiosi e donne Barbie.
Per tutti gli amanti del Martini o del Negroni, Martini Eden a cura di Carolina Cutolo (edito da Nutrimenti) è una vivace raccolta “da bar” in cui sei scrittori italiani vengono invitati da una curatrice che oltre a scrivere è una barman provetta, a mettersi davanti al loro cocktail preferito. Tra consigli da bancone – come quello mescolare e non shakerare – il risultato è una serie di racconti di spirito che mischia ricordi, ricette, ingredienti alcolici e filosofia. Un elogio sfizioso all’arte lenta e precisa necessaria per preparare un cocktail che andrebbe consumato on the rocks.
Il corpo in cui sono nata (Einaudi) di Guadalupe Nettel è la storia vera in forma di romanzo dell’autrice, nata con un neo bianco sulla cornea. Con ironia e levità ci narra la sua vita: il Messico degli anni 70, le cure mediche agli occhi, una nonna reazionaria (e stupenda), genitori hippy che considerano l’infanzia “una tappa preparatoria durante la quale si devono correggere tutti i difetti di fabbrica con cui si è venuti al mondo”. Infine il suo trasferimento a Parigi. Uno sguardo trasversale che esalta l’unicità della differenza.
Il paradosso del controllore (Socrates) di Gonzalo Hidalgo Bayal è la storia di un anziano viaggiatore che, perso il treno, si mette alla ricerca di un controllore che non individuerà mai. Obbligato a un soggiorno imprevisto, costretto a mendicare in un’anonima cittadina e a imbattersi nelle più disparate individualità umane, non perderà mai la propria integrità morale e la gioia della scoperta. L’opera di Bayal è un insieme di tasselli conducenti dal paradosso a una certezza universale: la via per la redenzione è sempre un percorso vitale costellato di tappe nei meandri oscuri dell’universo “uomo”.