Un tempo si assumevano barrette, pillole e polveri, oggi invece le proteine in “barattolo” si sono rifatte il look. Tra gli scaffali dei supermercati, proprio laddove vanno a cercare i consumatori attenti alla linea, arrivano biscotti, pasta e panini a base di proteine. Ebbe si, rimangono simili ai carboidrati all’occhio ed al palato, ma in realtà hanno l’apporto nutrizionale di una bistecca. Panetterie, supermercati ed alimentari bio si lanciano nel nuovo business.
Inizialmente le polveri proteiche erano destinate ai cosiddetti “palestrati”, oggi invece sono uscite dagli armadietti delle palestre per volare sulle tavole dei consumatori comuni, dalle casalinghe agli uomini in carriera. Insomma, è arrivata la nuova generazione di proteici “soft”, che vanno ad affiancare i gemelli più “forti” come arginina, glutamina, maltodestrine e aminoacidi.
Stiamo parlando di un business in crescita esponenziale, in particolar modo in America ed Europa, dove la pasta senza carboidrati sta prendendo il sopravvento nelle dispense. Un esempio è la “pasta zero carb” di Shiritaki, ricavata dalla radice di konjac, che si può anche trovare in farmacia. “Nel 2013, il nostro secondo anno, abbiamo raggiunto un volume d’affari di 600mila euro, vendendo circa 60 tonnellate di prodotto reidratato”, dice il titolare di ZenPasta, Lorenzo Simonini, leader di un settore che cresce anche nel Paese della Pastasciutta, e che “stimiamo abbia raggiunto i 2 milioni. Quando abbiamo debuttato eravamo appena due aziende, quest’anno si sono aggiunti molti concorrenti, comprese sottomarche cinesi”.
Anche nel Bel Paese, quindi, c’è chi riesce a travestire una Fiorentina da Carbonare. A Manoppello, provincia di Pescara, la Food Italia è una di quelle che hanno scelto di specializzarsi nel suddetto mercato, con grandi previsioni di crescita. Ma non solo, tra pagnotte e biscotti, sono una ventina le proposte sfornate dal marchio CiaoCarb. Le aziende del settore utilizzano proteine vegetali, come soia e legumi, in quanto ritenute meno dannose per l’organismo. Le materie prime sopracitate vengono trasformate per mezzo di lavorazioni chimiche in “finte” pagnotte e “finti” biscotti. “A differenza delle proteine del latte, con strutture molecolari molto grandi, quelle vegetali non hanno controindicazioni”, sostiene Legnini, chimico presso l’azienda CiaoCarb, “tranne per chi è allergico. Per questo puntiamo molto su piselli e avena, meglio tollerati dall’organismo”.
Ma attenzione, il dottor Giorgio Calabrese dice: “è positivo educare all’assunzione di proteine in modo naturale, ma a meno che non ci siano carenze gravi, il consumo eccessivo può causare osteoporosi, affaticamento ai reni, fino alla dialisi, e problemi al cuore. Non bisogna dimenticare che è anch’esso un muscolo”
Il fabbisogno proteico per un adulto sano e sedentario si calcola moltiplicando 0,83 grammi di proteine per chilo corporeo e varia a secondo dell’attività fisica. Nonostante questo, anche uno sportivo o un body builder non dovrebbe superare mai l’1,6 grammi per chilo. Una persona che pesa per esempio 60 kg, dovrà assumere una dose di proteine pari a 49,8 grammi. Nel 2050 il consumo mondiale di proteine della carne sarà salito del 73% e quello dei prodotti caseari del 58%. A guidare il trend non saranno gli Stati Uniti, ma bensì i paesi emergenti. A rilevarlo è uno studio Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences), confermato dall’ultimo Global Protein Ingredient Market 2014-2018, che vede appunto in testa Cina, India e Brasile.