Offresi visibilità, stage non retribuito, no budget, oppure qualche altro intricato gioco di parole per dire che i soldi non ci sono, e se ci sono di certo non saranno destinati a pagare il tuo lavoro. #coglioneNo è la campagna di spot virali realizzati dal collettivo ZERO per protestare contro lo sfruttamento dei creativi freelance, di qualsiasi professionalità e in qualsiasi ambito.
L’obbiettivo del progetto è ribaltare l’equazione, figlia della cultura precaria e della lentezza di un mondo professionale che fatica a capire come stiano cambiando i luoghi e le competenze, che freelance sia uguale a lavoratore di serie B. Per riuscirci il gruppo di videomaker ha provato a ribaltare la prospettiva dalla quale si può osservare la questione.
Un idraulico che dopo il servizio di manutenzione si vede negare il pagamento dell’intervento in cambio di uno scatto social e della promessa di gloria della visibilità digitale o un’antennista che viene congedato con una pacca sulla spalla e un determinato: “Quali soldi, ti fa curriculum”. Risposte che suonano automaticamente come un abuso, se legate a mestieri più tradizionali, ma che si è restii a interpretare con lo stesso sdegno quando si tratta di lavori creativi.
Il lavoro del collettivo formato da Niccolò Falsetti and Stefano De Marco e Alessandro Grespan, dichiara invece senza mezzi termini: “Questo gennaio ZERO vuole unire le voci dei tanti che se lo sentono dire ogni volta. Vogliamo ricordare a tutti che siamo giovani, siamo freelance, siamo creativi ma siamo lavoratori, mica coglioni”. E con la chiarezza di un ragionamento lineare e per niente scontato insieme a un prodotto pensato per diventare subito virale sulla scia di una comicità nerissima, #coglioneNo è riuscito a raggiungere picchi di 122.000 visualizzazioni nel primo giorno di lancio. Un esercito di creativi ha trovato la propria voce, forse è il caso di ascoltarli.