Una versione per il grande schermo della storia d’amore per eccellenza, Romeo e Giulietta, diretta da Carlo Carlei e scritta dallo sceneggiatore di Downtown Abbey, Julian Fellows, e la passione nel costruire l’immaginario in cellulosa che ha dato vita a Swarovski Entertainment Division, il compartimento del brand di gioielli dedicato alla produzione audiovisiva. Abbiamo incontrato Nadja Swarovski, membro del Comitato Esecutivo di Swarovski, durante l’ultimo Festival del Cinema di Roma. Ecco cosa ci ha raccontato.
Questa è la sua prima volta da film producer all’interno di Swarovski Entertainment Division per Romeo e Giulietta. Come ha affrontato questa sfida?
E’ stato abbastanza facile perché conoscevo già Julian Fellows (sceneggiatore di Downton Abbey, e amico di famiglia ndr) che mi ha presentato Ileen Maisel. Ero quindi in buone mani, potendo contare su una comprovata esperienza nell’industria cinematografica. Entrambi hanno poi scelto un cast eccezionale per il film. La scelta di attori del calibro di Damian Lewis e Paul Giamatti li ha sicuramente aiutati a divulgare la loro passione. E’ stato fantastico vedere impegnati Stellan Skarsgard, Paul Giamatti e Damian Lewis e vedere come si relazionassero ad un giovane cast. A occuparsi meravigliosamente dei costumi è stato a sua volta Carlo Poggioli con l’aiuto della visual consultant Milena Canonero. Tutti hanno fatto davvero un grande lavoro artistico.
Avete deciso di rievocare la storia di Romeo e Giulietta. Qual è l’affinità con il brand Swarovski?
Lavorare con Julian era nelle nostre priorità e la storia d’amore tra Romeo e Giulietta è in linea con la filosofia di Swarovski orientata da sempre al “dare”. E’ una storia o, meglio, la storia d’amore per eccellenza, capace di appassionare anche i consumatori più giovani. Questo era anche il punto di vista di Julian interessato ad adattare lo script allo spirito di un pubblico giovane e al tempo stesso internazionale, che potesse comprendere l’inglese shakespeariano.
Quanti cristalli avete usato per creare il costume scintillante indossato da Giulietta nella scena del ballo in maschera?
Bella domanda. In realtà è importante definire la qualità dei cristalli più che la loro quantità. Vale infatti il principio del “less is more”. E’ fondamentale dare risalto ai cristalli perché quando sono troppi non vengono esaltati nella loro bellezza e lucentezza.
Quest’anno Swarovski ha lavorato con Zaha Hadid per creare un’installazione al Vitra Campus in Germania. Quali progetti relativi all’arte e all’architettura avete nel prossimo futuro?
Prima di lavorare con Zaha abbiamo realizzato un’installazione all’interno della Basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia, Perspectives di John Pawson (restaurando la statua di San Paolo ndr). Durante quel momento abbiamo lanciato la Swarovski Foundation. Questo mese esporremo al Design Miami Art Fair con l’installazione di un architetto sudamericano Guihlerme Torres. Abbiamo scelto un rappresentante dell’architettura sudamericana perché stiamo per lanciare un progetto di salvaguardia e tutela dell’acqua in Sudamerica. Il Swarovski Waterschool è attualmente attivo in Cina e Sudafrica e vogliamo portarlo anche in Sudamerica. Quindi Guihlerme porterà avanti un progetto relativo all’Amazzonia e al processo umano di crescita. Stiamo cercando di lavorare sotto due aspetti differenti: il design d’avanguardia, da un lato, e l’educazione insiema alla formazione, dall’altro. Poi sarà la volta di Hong Kong al quale faranno seguito tanti altri progetti in tutto il globo. Per quanto riguarda il cinema stiamo lavorando a uno script che racconti i fashion show e cosa accade dietro le quinte della moda.
Swarovski ha vestito molte icone ed eroine del passato soprattutto nel cinema. Tra le altre, Natalie Portman nel film Cigno Nero. Che tipo di eroina è Giulietta secondo lei?
E’ un personaggio molto sincero. Esprime ciò che sente. E’ appassionata e pura e, nel momento stessso nel quale è costretta a ribellarsi ai suoi genitori, esprime una forza d’animo e un coraggio non comuni per la sua età. Credo che tutte le giovani donne che vedranno questo film saranno felico di vivere nel ventunesimo secolo avendo un telefono cellulare a disposizione. Sì perché alla fine di tutto c’è questa mancanza di comunicazione nella tragedia.
Viviamo in un mondo dove il settore del lusso continua a crescere a dispetto della crisi. Forse perché come per una storia d’amore al cinema il lusso rappresenta un modo per continuare a sognare?
Sì, sicuramente. Ma anche perché c’è sempre un grande apprezzamento per tutto ciò che è qualità e design. Vivendo in un’epoca consumistica ci sono tanti prodotti sul mercato e tanta informazione. I brand che vogliono differenziarsi devono fare leva su un design di qualità che sia al tempo stesso sinonimo di lusso. Ci sarà sempre nel mondo una fascia di popolazione che sfugge alla crisi: è questa una delle conseguenze della globalizzazione.