Era il Maggio 1950 quando il Met – Metropolitan Museum di New York annunciava l’organizzazione di un’importante esposizione dedicata all’arte contemporanea americana. La mostra intitolata “American Painting Today” esaminava le tendenze creative contemporanee dell’America del dopoguerra, coinvolgendo tutti gli artisti più importanti di quel periodo. Tutti tranne 18 pittori, figli di una nuova era, anime ribelli, profondamente attratti dalle più nuove esperienze europee, protagonisti dell’espressionismo astratto e fondatori della prima “Scuola di New York“.
Gli “esclusi” decisero di inviare una lettera di protesta e dissenso al direttore del Museo che venne poi pubblicata dal New York Times e sottoposta al giudizio mediatico. Con la loro rivolta i 18 artisti capitanati da Jackson Pollock si guadagnarono la definizione di “Irascibili“, e l’inconsapevolezza di essere destinati a diventare icone senza tempo nel fervido mondo dell’arte d’avanguardia americana.
Willem de Kooning, Mark Rothko, Arshile Gorky, Robert Motherwell, Clyfford Still, William Barziotes, Barnett Newman, David Smith, Adolph Gottlieb e Lee Krasner sono, insieme a Pollock, protagonisti della mostra al Palazzo Reale di Milano, in programma dal 24 settembre al 16 febbraio 2014.
“Jackson Pollock e gli Irascibili” racconta la storia dell’America dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Sessanta, con una serie di 49 capolavori provenienti dal Withney Museum di New York che vedono alternarsi l’esistenzialismo esasperato di De Kooning, l’essenzialismo di Rothko fino all’action painting di Jackson Pollock.
Convinto sostenitore di un codice stilistico libero da regole e imposizioni, Pollock è la punta di diamante della mostra, grazie alla presenza di uno dei dipinti più importante della sua carriera artistica, il “Number 27“, prestito eccezionale, data la delicatezza e la fragilità di questo olio, oltre alle sue dimensioni straordinarie (circa tre metri di lunghezza). La tela è stata realizzata nel 1950 con la tecnica del dripping: un’abilità pittorica che prende le mosse dalla scrittura automatica surrealista e prevede lo sgocciolamento del colore sulla tela attraverso l’uso delle mani, di barattoli bucherellati, di bastoni o pennelli. Il dipinto da oggetto diventa azione, i colori si trasformano in disegno, la natura viene rielaborata in forme astratte e fortemente espressive che alimentano l’irrazionale, l’inconscio, la libera espressione di un mondo interiore che rivoluziona la concezione di pittura fino a quel momento realizzata.
Insieme alle opere dei più grandi artisti dell’espressionismo astratto americano, la rassegna propone anche alcune foto celebri dell’epoca, come l’immagine scattata da Nina Leen al gruppo degli Irascibili: tutti vestiti da banchieri con la figura di Pollock al centro. L’emarginazione li fa sentire ancora più uniti e, affittato uno studio al Greenwich Village, si riuniscono per discutere, sperimentare e bere. Il percorso di affermazione collettiva si interromperà bruscamente nel 1956 quando Pollock ubriaco perde la vita in un incidente d’auto. L’esposizione “Jackson Pollock e gli Irascibili” è curata da Carter Foster con la collaborazione di Luca Beatrice e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano in collaborazione con il Whitney Museum di New York.