Il metodo Abramovic vive lungo una sottile linea di demarcazione: il punto d’incontro perfetto tra il mistero dell’anima e il nonsense. L’unica certezza è che a 66 anni la più celebre performance artist sulla scena mondiale è ora più che mai una affascinante regina. Per il modo in cui parla, per la classe con cui si presenta e per il suo potere di suggestione.
Stile.it è tra i pochi fortunati ad assistere alla presentazione di “The Abramovic Method” a Venezia, un evento promosso in collaborazione con la Fondazione Furla. “Il nostro rapporto va avanti sin dal 1996 – ci racconta Giovanna Furlanetto, Presidente Fondazione Furla – Noi siamo solo un piccolo tassello delle persone che le gravitano attorno”.
Leggi: IL METODO DI MARINA ABRAMOVIC A VENEZIA
E’ proprio così, quando la incontriamo Marina Abramovic ipnotizza chiunque le posi gli occhi addosso. Un momento prima eccola in versione diva sbucata dal passato, con tanto di paparazzi che la inseguono in stile Dolce vita; un momento dopo la ritroviamo in camice da dottoressa – la stessa mise che in futuro indosseranno i visitatori del suo istituto a New York, attualmente in costruzione. “The Abramovic Method” è la seconda collaborazione di tipo cinematografico tra l’artista e la regista Giada Colagrande (nella vita moglie di Willem Dafoe). Già lo scorso anno il duo presentò sempre nella stessa location veneziana l’affascinante “Bob Wilson’s The Life and Death of Marina Abramovic”, in cui la performance artist esplorava il suo funerale. In quell’occasione ha raccontato a Stile.it “Il mio scopo è insegnare agli umani a superare il dolore”, svelando anche il segreto della sua bellezza “Sono un’artista pronta a lavorare ovunque: passo moltissime ore sull’aereo, lì il tempo è breve, quindi non invecchio”.
Di questo parla anche il suo nuovo lavoro, di come il tempo possa essere ostacolato. Sullo schermo si assiste alla prima volta che il metodo Abramovic è stato sperimentato presso il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, nell’estate 2012. “Tutto quello che voglio è il vostro tempo. Se non mi darete il vostro tempo, io non vi darò la mia esperienza” – questa la frase che l’artista rivolge alle sue “cavie”, il pubblico che sperimenterà per la prima volta il suo metodo in maniera diretta. Le cavie vengono accomodare in tre posizioni – sedute, sdraiate, in piedi – circondate da pietre minerali che aiutano l’essere umano a entrare dentro se stesso. “Vi accorgerete che il tempo non esiste” – avverte la Abramovic.
Totalmente isolate, immerse nel silenzio e ammirate dal pubblico, le cavie diventano a loro volta “performance artist”, protagonisti dell’esperienza di meditazione definitiva. Tra questi c’è anche Victoria Cabello che si ritaglia qualche minuto per raccontare la sua esperienza del metodo. Chi prima chi dopo entra direttamente in contatto con la centralina dell’anima. Dall’altra parte dello schermo chi sta a guardare continua a chiedersi se il metodo funziona davvero o se sia soltanto il frutto del grande potere di suggestione di un’artista che ora più che mai sa rivolgersi a un pubblico oltremodo più vasto (si veda anche la geniale trovata di marketing in cui è stata coinvolta anche Lady Gaga).
“Le persone normali entrano nel suo mondo e riflettere nel suo percorso di vita – assicura Furlanetto – Nella società attuale siamo sempre presi: non c’è più tempo per fermarsi a riflettere. Quella di Marina è un’azione benefica che fa sulle persone perché le porta a riflettere”.