Considerata una delle massime esponenti della Fotografia Contemporanea, Eva Stenram nasce a Stoccolma nel 1976 ma si trasferisce molto presto a Londra dove nel 2003 consegue la laurea in arti visive, esponendo proprio nella capitale inglese le sue prime opere.
Ama definirsi più artista che fotografa: i suoi lavori sono infatti rivisitazioni, arrangiamenti, rielaborazioni di immagini già definite, adescate in giro per internet, con cui gioca fino a donargli nuove identità totalmente differenti dall’originale.
“Sono affascinata dalle immagini che ci circondano – ha raccontanto la Stenram – mi piace manipolare i soggetti e le situazioni con elementi nuovi che caratterizzano la mia arte”. E non è un caso che i primi a sottoporsi a questo tipo di trasformazioni visive sono proprio le persone più vicine a lei: grazie agli album di famiglia la Stenram fonde le foto in bianco e nero con la sua figura attuale interagendo con la storia e la cultura fotografica dell’epoca e realizzando un ponte invisibile e perfetto tra passato e futuro.
Con questi presupposti nasce anche il suo ultimo lavoro “Drape”, la mostra fotografica visitabile fino al 25 agosto all’Open Eye Gallery di Liverpool, in cui foto vintage osé di pin-up anni ’60, vengono reinterpretate donando una nuova idea e concezione alla sensualità.
L’artista svedese infatti ha manipolato le immagini di donne nude, ritratte in ambienti domestici e informali, coprendo i loro corpi con tende e drappi in totale sintonia con l’atmosfera del tempo.
La Stenram nasconde il fisico prosperoso delle modelle regalando un effetto straniante che inverte la sfera pubblica con quella privata e trasforma le uniche parti lasciate scoperte in feticci.
“È un metodo di lavoro molto complesso che evoca sensualità ed erotismo – ha spiegato l’artista – Il sipario è di solito una barriera tra lo spazio privato e pubblico, utilizzarla sulle immagini rafforza il suo ruolo di marcatore. Le modelle infatti vengono oscurate, ma i frammenti del corpo che rimangono esposti creano un gioco erotico essenziale”.
Ispirandosi al saggio Photography and Fetish di Christian Metz, Eva Stenram ha realizzato, attraverso l’abile utilizzo di Photoshop, composizioni surreali dove il nudo diventa oggetto teatrale, trasformando chi guarda in un emblematico voyeur.