La corruzione, lo sfruttamento del lavoro, la speculazione, gli stereotipi e, in generale, la capacità dei mezzi di comunicazione di influenzare la nostra immagine del mondo: questi sono i temi principali che vengono sviscerati nei lavori di Eulalia Grau, artista catalana a cui il Museo d’Arte Contemporanea di Barcellona (MACBA) ha dedicato la sua prima mostra monografica.
A metà strada tra l’artista d’avanguardia e l’attivista politica, Eulalia Grau è considerata una delle voci più virtuose della sua generazione, che ha osato sfidare e denunciare – attraverso un mosaico eterogeneo di flash reali e apparentemente inconciliabili – il capitalismo moderno costruito su contraddizioni e perversità, dando la possibilità allo spettatore di riflettere sul proprio destino.
La mostra, dal titolo “Non ho mai dipinto angeli d’oro”, propone un centinaio di opere degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta, che l’artista descrive come ritratti della realtà circostante. La rassegna costringe lo spettatore a riflettere sui meccanismi che sono alla base della nostra società, svelando le tante realtà che coesistono nella logica sociale e nel sistema socio economico e culturale dei questi ultimi cinquant’anni di storia.
Attraverso un sapiente metodo di collage e fotomontaggi, i lavori della Grau puntano il dito sul modo in cui certe illustrazioni di stampa, in linea con i poteri economici e politici, siano al servizio di una società ingiusta e sessista.
Vengono quindi esibite immagini di pubblicità che ostentano ricchezza e felicità fittizie in contrapposizione ad immagini in cui emerge povertà e disperazione; sfilate di moda con donne imprigionate in un carcere; o ancora vengono accoppiati volti di dittatori o quelli di leader mondiali accanto a scimmie nel letto.
Accostamenti audaci e divertenti che lasciano un sapore amaro in bocca: Eulalia sfrutta questo sentimento per aumentare, nel fruitore, la consapevolezza dei valori distorti che sfilano sotto ai suoi occhi, costringendolo a guardare le cose come sono e non come appaiono.