Un Ibisco per il futuro dell’Africa

La situazione in Africa si presenta ancora oggi critica. Secondo i dati Fao, il numero di persone malnutrite nel continente nero è cresciuto, passando da 175 milioni a 239, con un significativo ulteriore incremento negli ultimi quattro anni.
Per questo motivo Green Cross Italia con il contributo della Cooperazione italiana allo sviluppo del ministero degli Affari esteri, ha avviato il progetto “Terre di confine – Freddas”.
L’obiettivo è quello di realizzare, nel corso dei tre anni di attività, un primo modello di sviluppo, durevole e ambientalmente sostenibile, per le popolazioni che vivono lungo la valle del fiume Senegal, favorendo principalmente le donne. Grazie all’utilizzo dell’irrigazione goccia a goccia e all’uso di fonti rinnovabile sarà possibile assicurare cibo e sostentamento a duemila bambini e le loro famiglie. 
Ma non finisce qui: L’Erbolario, azienda leader nel settore della fitocosmetica che da 35 anni si occupa della bellezza delle donne, ha deciso di contribuire al progetto di Green Cross promuovendo la campagna “Ibisco, un fiore per l’Africa”, che si impegna a garantire un futuro sostenibile alle donne del Senegal .
Il progetto sostiene i programmi di Green Cross nel villaggio di Gouriki Samba Diom, situato nella regione di Matam, due aree rurali che fondano la propria economia sull’agricoltura estensiva e scarsamente evoluta. Qui si procederà a recuperare 60 ettari di terreni abbandonati e a portarli a coltivazione di alimenti per le comunità locali.
L’Erbolario contribuirà a recuperare 400.000 m2 di terra rendendola fertile, irrigata e produttiva affinché le donne di entrambi i villaggi la possano coltivare ricavandone cibo nutriente per i loro bambini e per le loro famiglie. Le colture lavorate di cereali e ortaggi verranno uitilizzate per l’alimentazione quotidiana mentre i prodotti come il peperoncino e i fiori di ibisco saranno utili per il commercio locale.
La coltivazione dei coloratissimi fiori di ibisco e di tutte le altre colture permetterà di dare un lavoro stabile a ben 600 donne, dando valore al loro lavoro permettendo loro di continuare il difficile percorso di emancipazione e riscatto.