Medico, attivista per i diritti civili, mamma: Cécile Kyenge è una di quelle donne instancabili che riescono a coniugare carriera e famiglia, passione e ideali talmente bene da incarnare perfettamente l’emblema di ‘chi ce l’ha fatta’. Non solo perché è donna (fattore che in Italia non aiuta, semmai diminuisce le possibilità di fare carriera), ma anche perché non è nata in Italia, bensì in Congo, Africa. Cécile Kyenge non solo è riuscita a coniugare tutto questo, ma lo ha fatto con tanto successo da essere oggi la prima ministra di origine africana della Repubblica Italiana.
Mentre i leghisti sono saltati dalla poltrona, e non solo loro a giudicare i commenti arroganti di molti lettori di certa stampa, il nuovo governo Letta partorisce un singulto di evoluzione civile. Finalmente a capo del ministero dedicato ai rapporti con le associazioni che si dedicano all’immigrazione, alla questione dell’accoglienza, degli aiuti umanitari, all’integrazione, una persona con la sensibilità e l’esperienza di chi ha vissuto certe tematiche sulla sua pelle. Cittadina italiana dal 1983, laureata a Roma (è medico chirurgo specializzato in oculistica), vive e lavora a Modena, dove ha intrapreso l’attività politica per il Partito Democratico (allora DS), madre di due ragazze e impegnata sul fronte dell’immigrazione. Un look che è sempre stato casual, a cui spesso non mancava una nota di colore nel turbante sulla testa, oggi si presenta in Parlamento con completi sobri ma colorati, dal viola al rosa, formale ma non funerea come molte mise di palazzo impongono: anche in questo esprime carattere e decisione, fiducia in sé stessa e nel suo ruolo.
Le sue priorità sono abolire la Bossi-Fini, chiudere i CIE, far valere il diritto dello Ius Soli – chi nasce in Italia venga riconosciuto come italiano. Allo stato attuale delle cose, chi nasce in Italia da genitori stranieri ha il permesso di rimanere fintanto che ha un lavoro: se lo dovesse perdere diventerebbe automaticamente clandestino, quindi sarebbe possibile detenerlo in un Centro di Identificazione ed Esplusione ed espellerlo. Cécile Kyenge ha come scopo primario l’integrazione e l’accoglienza, che ci portino a vivere in un paese dove gli immigrati non sono un’emergenza. Un passo che molti stati europei e non, hanno fatto decine di anni fa. E a chi opina che la questione immigrati non sia una priorità, è facile rispondere che i diritti umani devono essere alla base di ogni Paese che si vuole definire civile. Per non parlare del fatto che questo Ministero (nato col governo Monti) è preposto a questo, di che altro si dovrebbe occupare? Infine, l’integrazione non è certo un ostacolo ad altri tipi di riforme, e Cécile Kyenge lo sa bene, e proprio per questo tirerà dritta per la sua strada.
Consigliere comunale di Modena prima, deputata alla Camera poi e improvvisamente chiamata da Enrico Letta per diventare ministro, Cécile Kyenge è portavoce della Rete Primo Marzo, associazione che si occupa di diritto di cittadinanza e che nel 2010 ha promosso il primo sciopero degli extracomunitari, con l’emblematico slogan ‘un giorno senza di noi e l’Italia si ferma’. Certo c’è da chiedersi come un governo con tutte le sfaccettature che sappiamo avere possa essere in linea con le proposte della ministra, ma a giudicare dagli insulti razzisti che ha ricevuto da esponenti della Lega Nord quando è divenuta parlamentare (a cui lei ha avuto l’eleganza di non rispondere), la sua presenza forse non basterà ad abbattere il muro di xenofobia dietro a cui si trincerano ancora in molti, ma perlomeno lo scalfirà. E forse, una crepa dopo l’altra, questo muro di razzismo comincerà a crollare anche nel nostro Paese, quando finalmente si riuscirà a capire che aprirsi agli altri porta ricchezza, non la toglie.