L’architetto giapponese Toyo Ito è stato insignito del Pritzker Architecture Prize 2013, uno dei premi più prestigiosi del settore, per i suoi edifici concettualmente creativi e “senza tempo”, come ha annunciato Thomas J. Pritzker, presidente della Hyatt Foundation che sponsorizza l’evento.
Il premio, creato da Jay A. Pritzker e sua moglie Cindy nel 1979 per onorare gli architetti più innovativi del mondo, include anche un ricompensa in denaro di 100mila dollari e un medaglia di bronzo.
Dopo la laurea alla facoltà di architettura dell’Università di Tokyo nel 1965, Toyo apre il proprio studio nella capitale nipponica conquistando in poco tempo fama e notorietà.
Il riconoscimento del lavoro di Ito era atteso da tempo: l’architetto 71enne ha alle spalle una carriera lunga e influente, tra i suoi progetti più famosi troviamo l’edificio White U (1976) a Tokyo, la Tower of Wind (1986) a Kanagawa, la Fontana Huge Wine Glass di Pecara (che sfortunatamente ha ceduto a poche settimane dall’inagurazione) e l’elegante e strutturalmente inventiva Mediateca di Sendai (2001), citata dalla giuria del Pritzker Price 2013, durante l’assegnazione del premio.
“Nel corso della sua carriera, Toyo Ito è stato in grado di produrre un corpus di edifici che combinano innovazione concettuale ed esecuzione superba. – ha dichiarato il presidente della giuria Lord Palumbo -“Creando straordinarie architetture per più di 40 anni, Ito ha realizzato biblioteche, case, parchi, teatri, negozi, edifici per uffici e padiglioni, ogni volta riuscendo a estendere le possibilità dell’architettura. Un professionista dal talento unico, Ito ha portato avanti un percorso di scoperta, derivato dal riconoscere le opportunità presenti in ogni commissione e ogni sito”.
La cerimonia ufficiale per la premiazione del Nobel per l’Architettura si terrà presso la Biblioteca John F. Kennedy, a Boston, in Massachusetts.
"L’architettura è legata a diversi vincoli sociali" ha detto Ito quando è venuto a conoscenza della vittoria. "Ho progettato le mie architetture tenendo presente che sarebbe stato possibile realizzare spazi più confortevoli solo liberandoci temporaneamente da tutte le restrizioni. Tuttavia ogni volta che un edificio è completato, divento dolorosamente consapevole della mia inadeguatezza, che si trasforma in energia per affrontare la sfida del prossimo progetto.
Questo processo continuerà a ripetersi in futuro, per questo motivo non potrò mai definire il mio vero stile architettonico, perché sarò sempre insoddisfatto del mio lavoro" .