IL LOOK. I colori vivaci delle giacche dalle fantasie estrose indossate con compiaciuta vanità smussano il rigore snob degli occhialini argentati ma non l’ordine ritmato dell’abbigliamento multistrato: camicia, cravatta gilet, giacca. Oscar Giannino, leader del neonato FID alias Fermare il Declino, privilegia uno stile ricercato da hipster dell’impegno. Militante storico del Partito Repubblicano Italiano, Giannino è il rappresentante più originale dell’esercito dei rottamatori, ovvero di coloro che – da Renzi in poi – abbracciano la spinta propulsiva anti-Seconda Repubblica.
Il politico, per distinguersi dall’idea dominante, da un modo di fare politica considerato corrotto, sceglie, contro la gioventù perenne della chioma berlusconiana, di portare con orgoglio senile la calvizie e il grigio di barba e baffi. Ma sono baffi speciali, granitici, tra i quali passano le accuse pronunciate con un lieve sibilo e indirizzate all’ennesima confutazione di dati ed affermazioni errate degli avversari politici. Baffi che lo incoronano campione del fact checking ad oltranza.
LO STILE. Una personalità guidata dal vezzo ma anche dal ricordo. La spilla composta da due rombi bianchi e rossi che sempre indossa e poggia sul cuore liberale è, infatti, il distintivo della Signal Corps degli Stati Uniti, corpo militare al quale apparteneva un caro amico scomparso in Iraq. Ma dietro la scelta di vestirsi in maniera anomala, di indossare cravatte stravaganti dalle fantasie irriverenti e di ostentare nell’abbigliamento un’integrità da damerino, ci sono soprattutto dichiarazioni di impegno civile e politico. "Lo stile è un esercizio di libertà personale" dichiara e, in prospettiva storica, è lo strumento ideale per esorcizzare il peccato estetico e morale di un’intera classe dirigente post-fascismo, la cui conseguenza diretta in termini d’immagine fu il dress-code democristiano: grisaglia per tutti, a suggerire l’impressione che la classe dirigente fosse alla stregua del popolo. Niente di più ipocrita e pericoloso, secondo il leader di FID, visto che si è trattato di un effetto ottico particolarmente efficiente, un inganno ereditato fino a giorni recenti. E allora il liberista rivolta il paradosso, creando un look raffinato, per sottolineare la propria alienazione da un modo ipocrita di fare politica. Quello che pratica rigorosamente la distanza con la società civile e gli elettori, mascherandosi di falsa empatia.
Anche nel modo di vestire, Giannino, scende invece in campo, leggermente vanitoso, sguazzando nei dibattiti al motto di: "Chi veste in grisaglia è lui che comanda". Ma per ora il leader non comanda. Se rivestirà in futuro un ruolo decisionale, lo farà, promette, da guerriero retto e leggermente strambo contribuendo a "Fare di quell’aula grigia un bivacco di hipsters!", come recita la pagina Facebook creata dai suoi sostenitori più irriverenti. Se si tratterà di condurre il Paese imponendo un abbigliamento eccentrico e la rinuncia al consumo di carne, il patto con gli italiani potrebbe anche funzionare: basta che l’atteggiamento radicale non interessi altri campi. Il Paese, è probabile, non lo accetterebbe.