La critica è più o meno concorde: se cercate di colmare il vuoto lasciato nel vostro intrattenimento serale dalla fine di Sex and the City siete sulla strada sbagliata, ma se vi è sufficiente un odore, un richiamo, una porzione di ricordo The Carrie Diaries può fare al caso vostro. L’attesissimo prequel di Sex and the City (pardon, non è un prequel, anzi sì, anzi no, gli autori dicono di no, ma la protagonista è la stessa!…insomma, non ci è dato capirlo) è andato finalmente in onda negli Stati Uniti, e a distanza di un giorno o due le parole scritte sui magazine hanno cominciato a piovere.
Cominciamo dalla trama: la nuova serie televisiva basata sul romanzo di Candace Bushnell (autrice di Sex and the City) narra le vicende giovanili di Carrie Bradshaw, prima che infilasse ai piedi un paio di Manolo Blahnik, interpretata da AnnaSophia Robb. Siamo negli anni Ottanta, e la giovane Carrie-acqua-e-sapone vive nel Connecticut, dove frequenta il liceo, ha una cotta per Sebastian – interpretato da Austin Butler – e un gruppo di amiche strette con diverse peculiarità caratteriali. E naturalmente è in antitesi con la belloccia della scuola. La giovane Carrie, anche se non è ancora la fashionista che conosciamo, desidera diventare scrittrice e soprattutto sogna New York. Scene di ordinaria amministrazione nelle teen series. Ma la tragedia è dietro l’angolo: la madre muore a causa di un tumore – e con la sua morte si apre l’episodio pilota – ed il padre, un apprezzato Matt Letscher, decide di aiutarla a risollevare il morale trovandole uno stage presso uno studio legale nella Grande Mela, e in città conoscerà una importante stylist che cambierà la sua vita…
Dunque, sappiamo che le ‘dure e pure’ di Sex and the City si sono già scatenate alla ricerca dell’errore, del dettaglio discrepante, dell’incoerenza. Ma gli autori si ‘salvano’ dicendo che The Carrie Diaries non è un prequel, come dicevamo all’inizio. Ecco che partendo da questo presupposto ogni volo pindarico della fantasia è lecito. Eppure, rimane il fatto che Carrie è Carrie, che la sua voce narra le vicende, che parla di New York come un essere vivente (pensiero ricorrente nella Carrie adulta) tanto che fantastica di perdere la verginità ‘non con l’uomo giusto, ma con uno inaspettato: Manhattan’. E non sono meno protagonisti i vestiti, anche se qui ci troviamo in pieni anni Ottanta, tra colori sgargianti e accostamenti improbabili.
Insomma impossibile non fare paragoni, ma ne consegue che è improbabile non rimanere delusi. Eppure tentando l’approccio ‘questa è tutta un’altra serie’, i dati positivi emergono, primo fra tutti la credibile interpretazione della protagonista AnnaSophia Robb e il fatto che i personaggi sembrerebbero (siamo pur sempre solo al primo episodio) ben costruiti. La serie non va in onda HBO, rete famosa per le serie destinate ad un pubblico adulto, ma su CW, la stessa di Gossip Girl e The Vampire Diaries: insomma è ufficiale, non è Sex and the City! La recensione di Mike Hale del New York Times nonostante sia clemente si conclude con un pensiero quasi malinconico: perché le serie per teenager/ventenni americane mantengono sempre un’eco angosciante e depressa, mentre nessuna riesce ad eguagliare l’humor e lo stile di Sex and the City? Con questo quesito, in America si attende la messa in onda del secondo episodio, mentre in Italia dovremo aspettare fino al 20 giugno per vedere The Carrie Diaries su Mya.