Se ci sono dei motivi per non incentivare la ricerca sulle energie rinnovabili, non sono di certo legati alla mancanza di idee. Gli eco-designer uniti a team di scienziati sfornano in continuazione proposte per dirigere il mondo verso l’ecosostenibilità, e il settore del lighting design è uno di quelli più proficui. Luminarie che si alimentano grazie alla natura, in particolare ai vegetali o semplicemente con l’acqua: sembra fantascienza ma non lo è!
L’ultima frontiera delle bio-luci si basa sulla capacità che hanno le piante di generare energia attraverso la fotosintesi clorofilliana. Per esempio l’idea di Mike Thompson, eco-designer e architetto, si basa su una recente scoperta (fatta dai ricercatori dell’Università di Stanford) secondo cui è possibile generare piccole cariche di energia elettrica attraverso le alghe. L’energia che le esse producono durante la fotosintesi, per la quale consumano andride carboinica, acqua e luce, si può isolare e trasformare in elettricità, senza danneggiare le piante. Ecco che Mike Thompson ha pensato di sfruttare questo principio per creare la Latro Algae Lamp, la lampada alimentata ad alghe. Grazie alla progettazione mirata all’uso domestico, non servono esperimenti scientifici per farla funzionare: basta semplicemente aggiungere acqua nello spazio apposito e soffiare in modo da introdurre anidride carbonica, per poi riporre la lampada alla luce solare, in modo che le alghe avviino il processo di fotosintesi. Quando la batteria si è ricaricata, può durare una notte intera.
Rivoluzionaria anche la scoperta di un team di scienziati dell’Università di Taipei, che sono riusciti ad indurre le piante ad auto-illuminarsi. La clorofilla infatti possiede una naturale bioluminescenza, dato che la sua funzione è quella di assorbire la luce e conferire il colore verde alle foglie, ma se viene esposta a raggi di una lunghezza d’onda che supera i 400nm diffonde una luce rossa. Gli scienziati sono riusciti ad aumentare l’emissione di luminescenza della clorofilla applicando alle foglie delle nano particelle d’oro (che emettono una fluorescenza violetta proprio della lunghezza d’onda di 400nm), generando la luce. Una sorta di bio-led, illuminazione senza inquinamento né consumi, che oltretutto darebbe un incredibile tocco di magia all’aspetto dei parchi cittadini.
Infine, una lampada che sta per arrivare sul mercato e che sfrutta la bio-energia è quella che l’azienda giapponese GreenHouse ha chiamato GH-LED10WBW, nome in codice per una tecnologia meravigliosamente eco. Si tratta di una luce d’emergenza che funziona ad acqua salata, alimentando dieci LED. Occorrono 350ml di acqua con 16gr di sale, che fanno da elettrolita per una pila formata da una barretta di magnesio (elettrodo negativo) e una di carbone (elettrodo positivo). Se già di per sé il LED è ecologico, con la ricarica ad acqua salata, che garantisce luce per circa 8 ore, diventa davvero a impatto zero, anzi sotto zero.