“Non invecchio. Non ho tempo per farlo. Ho 65 anni e non li dimostro. Provengo da una famiglia longeva: mia nonna ha vissuto 103 anni, l’altra mia nonna si dice sia arrivata a 116. Non bevo mai, non fumo, non credo nelle droghe. Non ho mai subito interventi di chirurgia estetica. Mangio sano, sono una fan di yogurt e latte, e molto spesso vado in India a sottopormi a digiuni e altri trattamenti”.
Incontrare Marina Abramovic è quasi come viaggiare indietro nel tempo, ci si ritrova davanti a una vera diva che sembra uscita dagli anni Sessanta: una bellissima donna carismatica il cui viso rimane protetto da enormi occhiali da sole per tutta la durata della nostra intervista. Nel giro di pochi secondi la più celebre (e grande) performance artist del mondo si trasforma in un fiume in piena di parole, consigli e curiosità. Tutto ciò che dice deve essere annotato, non una sola parola può scappare, tutto viene pronunciato con una classe di altri tempi.
Signora Abramovic, qual è dunque il segreto della sua bellezza eterna?
Che sono un’artista pronta a lavorare ovunque: passo moltissime ore sull’aereo, lì il tempo è breve, quindi non invecchio.
Però conferma di stare alla larga da sesso, droga e Rock ‘n’ Roll…
Ma no! Il sesso è una cosa fantastica, anzi, ho appena divorziato, quindi lo cerco! Il problema per me è che non è così facile, perché credo nell’amore. Ho affrontato anni sofferenti con il mio ex marito. Pensavo che il nostro amore fosse eterno: siamo nati nello stesso giorno e ci siamo conosciuti il giorno del nostro compleanno. È stata una storia d’amore bellissima.
Cosa non ha funzionato?
Semplicemente non poteva funzionare: lavoravamo insieme e vivevamo insieme. Ma i media e il pubblico tendevano a dividerci, parlavano bene di me e non menzionavano mai lui. Non guardavano mai il nostro lavoro come unico. Quindi in pratica, voi giornalisti avete ucciso la mia relazione. Lui ha sofferto e mi ha punito nella vita privata, tradendomi.
Quindi è stata una questione di competizione?
Sapete, non mi reputo una femminista. Non credo nell’arte del genere, è una cosa che odio. L’arte non è una democrazia, è bella o brutta. Non importa chi la fa. Mi sono sempre chiesta perché ci fossero tanti uomini nell’arte e poche donne. La verità è che le donne sono sempre poco pronte a sacrificarsi perché vogliono tutto: marito, amore eterno e figli. La brutta notizia è che non puoi avere tutto. C’è solo una vita e l’unica energia che hai nel tuo corpo è quella sessuale. Come fare a trasformala in energia creativa? Devi metterci tutto te stesso. Quindi le donne che hanno una carriera, la sacrificano nel momento in cui arrivano i figli. Per gli uomini è diverso, loro lavorano sempre.
Ha sacrificato la famiglia volutamente?
Non l’ho mai voluta. Non ho mai avuto aspirazioni materne. L’arte era la cosa più importante per me: ho cominciato a 12 anni e non l’ho più abbandonata. Credo nell’amore eterno, lo voglio e soffro. Questo è il problema, perché va e viene. Gli uomini mi amano e poi non ci stanno perché non accettano il fatto che io possa essere responsabile delle mie decisioni. Vogliono cambiarmi, non accettano donne che abbiano opinioni o siano in grado di decidere da sé.
Qual è stato il momento più felice della sua vita?
Alla fine del 1979, quando sono andata a vivere in Australia. Ero nel deserto con il mio ex marito Eravamo divisi: lui era con la tribù dei maschi e io con le donne. Ci incontravamo di notte, facevamo l’amore come i pazzi e poi ci salutavamo. Ho vissuto in povertà, Dio solo sa cosa ho mangiato! Tutto quello che importava nella vita era l’alba e il tramonto. Facevano 55 gradi di mattina e 45 di notte. Ho avuto un’esperienza extracorporea: gli aborigeni sono l’unica tribù che non usa droghe ma hanno poteri psichici ed erano in grado di entrare nella mia testa. Mi svegliavo e mi sentivo felice. Quell’esperienza ha fortemente segnato la mia carriera.
Perché è tornata dunque in occidente?
Dopo un anno ho capito di aver imparato tanto. Da artista hai sempre uno scopo: tutte le tue esperienze devi trasmetterle al pubblico. Lavoro con una forma d’arte immateriale, non c’è niente da toccare e tutto riguarda l’energia. La nostra cultura merdosa non ci spiega nulla sull’energia perché siamo sempre impegnatissimi a goderci la tecnologia. Siamo così presi dai nostri gadget che non ci pensiamo.
Cosa può dirci dell’istituto che aprirà presto negli USA?
Apriremo nel 2014 il Marina Abramovic Institute of Performing Arts nell’Hudson Upstate. Lo scopo è comunicare alla gente tutto quello che so sulla mia arte. Sarà totalmente gratuito: si entra e si firma un contratto con me in cui mi darete la vostra parola d’onore. Dovrete darmi il vostro tempo, io vi darò la mia esperienza. Dovrete consegnarmi orologi, telefono e computer. A quel punto indosserete una lab-coat in modo da non rimanere come spettatori passivi. Farete parte della performance. Starete su una sedia mobile in cui andrete in giro. Tutto durerà sei ore: se vi stancherete, la sedia diventerà un lettino e potrete riposare. E si mangerà anche! Sogno di chiedere a David Lynch di girarci un documentario. Un’ultima cosa: ho chiesto specificamente di creare tre tipi di bagni, quelli per uomini, quelli per donne, e quelli per artisti!
Sarà davvero gratuito?
Be’ sì. Devo però racimolare 15 milioni di dollari per finalizzare tutto. Ho un ottimo piano: non voglio organizzare cene costose o roba simile. Voglio andare a chiedere i soldi ai ricchi di persona. Voglio guardarli negli occhi mentre mi dicono no. E per me il "no" è solo l’inizio!
Si aspetta l’arrivo di tanti giovani in questo centro?
Certamente! Il mio pubblico è anche molto giovane. E’ una cosa che mi rende felice. Devo ringraziare Lady Gaga che mi ha aiutata tanto. E’ venuta al Moma a vedermi, lo ha annunciato su Twitter e a quel punto moltissimi suoi fan sono venuti a vedermi.
Ha conosciuto Lady Gaga di persona?
Non ancora, ma ci siamo promesse una cena insieme senza paparazzi. Penso che sia più generosa di Madonna: Gaga si ispira tantissimo alle arti visive, ma almeno si ricorda anche di citarle.
In Bob Wilson’s Life and Death of Marina Abramovic la abbiamo vista morire. Adesso come farà a tornare sulla Terra?
E’ buffo, recentemente sono stata contattata da uno scrittore di fantascienza americano, Kim Stanley Robinson. Abbiamo pranzato insieme a Los Angeles e mi ha mostrato il suo ultimo libro, intitolato 2312: “Sei uno dei personaggi del libro – mi ha detto – Sei Abramovic e fai performance art sugli asteroidi di Mercurio!”. “Perché me?” – gli ho chiesto. E lui: “Il tuo lavoro non riguarda la materia ed è perfetto per viaggi galattici!”. In passato mi sono recata dagli sciamani, c’era questa donna oracolo che guardava al mio passato usando pezzi di meteorite. Mi ha mostrato cose che non avevo mai visto in vita mia e mi ha detto: “La cosa bella di te è che non ti senti mai a casa. Il tuo DNA è galattico. Sei stata mandata qui per uno scopo speciale”. “Qual è il mio scopo?” le ho chiesto. E lei: “Insegnare agli umani a superare il dolore”.