C’è chi pensa sia la minaccia apocalittica dell’industria discografica, ma non sono certo i musicisti emergenti, anzi. The Pirate Bay, il più grande e famoso sito da cui si possono scaricare file musicali, praticamente un infinito archivio discografico, è perennemente tacciato di minare le fondamenta del mondo della musica. Eppure secondo i talenti emergenti di questo settore non è così, anzi.
All’inizio dell’anno il sito ha lanciato l’iniziativa ‘The Promo Bay’, grazie alla quale i musicisti meno noti e artisti di ogni genere possono ottenere visibilità apparendo sull’insegna pubblicitaria che sostituisce il logo del sito. Alla faccia delle major e di chi pensa che diffondere musica sia deleterio, l’adesione è stata di ben 5000 artisti! Talmente tante le richieste che i gestori del sito hanno dovuto ripensare l’iniziativa, e non si tratta solo di musicisti e cantanti emergenti: hanno aderito e supportano il progetto nomi del calibro di Paolo Coelho, scrittore che da sempre sostiene l’importanza del file sharing.
Un esempio del successo ottenuto grazie alla sponsorizzazione tramite the Pirate Bay è quello lampante di George Barnett, musicista che in pochissimi giorni ha visto i suoi contatti Facebook aumentare di 4000 individui e il suo video su youtube ottenere 85 mila visualizzazioni. Oppure Tomas Vergara, regista del cortometraggio in 3D The Chase che ha superato i 21mila click.
Per il futuro i gestori del sito si propongono di ampliare il range di artisti da promuovere attraverso questa piattaforma. E’ vero che se da un lato le vendite dei cd calano, dall’altro il file sharing permette a tutti, anche coloro che non possono avere un’etichetta alle spalle, di far conoscere il proprio talento e la propria arte. Schierarsi contro il file sharing è obsoleto, quasi quanto non riconoscere che ormai le piattaforme in cui la conoscenza si diffonde sono tante, tantissime, e i modi di aggirare i divieti altrettanti. L’esperimento di The Promo Bay illustra quanto i giovani che hanno voglia di farsi conoscere siano più che disposti a condividere gratis le loro idee, e dimostrano quanto in realtà siano solo le major ad avere veri interessi dietro la censura e i divieti.
La questione è annosa e spinosa, ma i risultati innegabili. Di recente diversi proxy di cui si serve ‘la baia’ (in Olanda e in Germania) sono stati chiusi, ma le statistiche hanno subito evidenziato come lo scambio illegale di file non sia assolutamente diminuito. Il blocco all’accesso al sito ‘pirata’ da parte di alcuni paesi (Italia inclusa) non ha avuto alcuna efficacia sulla quantità di contenuti scaricati. Forse è tempo di accettare il fatto che Internet ha cambiato per sempre l’industria discografica, e più che battersi contro la diffusione della cultura occorrerebbe ripensare al sistema legale che la riguarda.