La notizia è di pochissimi giorni fa. Altagamma, Fondazione presieduta da Santo Versace che che riunisce le più importanti aziende italiane operanti nelle fasce alte del mercato, ha comunicato al sindaco di Milano la sua disponibilità ad acquistare il 49% della Galleria Vittorio Emanuele, vero e proprio simbolo della città a due passi dal Duomo.
Valutata intorno al miliardo di euro, la vendita del monumento garantirebbe così alla giunta del capoluogo lombardo circa cinquecento milioni di euro: non poco per le casse un po’ vuote del comune meneghino. Ma, al di là del profitto, si tratta di una buona occasione per gli abitanti della città? Forse no, e non è quindi un caso che si sia da subito scatenato un forte dibattito tra favorevoli e contrari. Non solo nel mondo politico.
Indubbiamente sono tanti i servizi che si potrebbero migliorare, se non creare ex novo, con una tale quantità di denaro (dall’aumento di piste ciclacibili e asili comunali a nuove linee metropolitane, fino a una rete wi-fi free), ma forse, a parte gli slogan pubblicitari, ci sono cose che si possono comprare (in contanti o con carta di credito) e altre no. Altre non possono essere messe in vendita.