Cosa sappiamo dei tanti capi Made in Italy che compriamo o che
vengono pubblicizzati di continuo? Chi li ha realizzati, dove e a quali
condizioni? Ma soprattutto, a che prezzo e, ancor più importante, con
quale guadagno? Sono solo alcune delle domande a cui cerca di
rispondere il volume "Made in Italy – Il lato oscuro della moda. Ecco cosa si nasconde dietro questo business miliardario" di Giò Rosi, edito da Anteprima e nelle librerie dal 29 marzo.
Si tratta di un’inchiesta nata sull’onda dell’indignazione che svela la
miseria e la sopraffazione di un’industria che confeziona lussuosi
capi di abbigliamento per le vetrine delle nostre eleganti
boutique a scapito di tanti uomini e donne costretti a lavorare
senza alcun diritto o tutela. Pura forza lavoro da sfruttare senza
ritegno. E non stiamo parlando solo delle lontane fabbriche cinesi, ma
di tante realtà presenti nella cara e vecchia Europa come nel caso della
Romania e della Bulgaria, fino alla Transnistria, un vero e proprio
stato
fantasma fondato sull’illegalità.
Quasi un pamphlet scritto con cognizione di causa da una persona (Giò
Rosi è uno pseudonimo) che lavora da
anni in questo settore e ha
quindi potuto osservare con i propri occhi gli squallidi luoghi in
cui si produce
gran parte del nostro lusso. Prima di dire basta e decidere di far
conoscere un fenomeno poco noto se non del tutto ignorato.