Viaggiare lungo il corso del Gange, fermandosi nelle città sacre – da Rishikesh ad Allahabad, da Varanasi a Bodhgaya – che sorgono sulle sue rive, è un ottimo modo per scoprire la spiritualità e le tradizioni più antiche dell’India, terra che ha dato origine a due delle principali religioni del mondo (induismo e buddismo) e da cui sono partiti gli asceti dell’Himalaya, precursori delle conoscenze e delle tecniche che nel tempo hanno dato origine allo Yoga e al Tantra.
Dieci luoghi sacri della terra: guarda le FOTO
Lo Yoga è un’arte millenaria basata su un sistema armonico di sviluppo del corpo, della mente e dello spirito di un ogni essere umano, che ha avuto origine in India migliaia di anni fa. Il significato stesso della parola Yoga, letteralmente, vuole dire “unione” e deriva dalla radice Sanscrita “yuj”, che indica l’unione fisica e spirituale di entità opposte. Gli antichi Yogi hanno sviluppato una profonda consapevolezza della natura essenziale dell’uomo e delle sue necessità per il raggiungimento di un proprio stato armonico con l’ambiente circostante e un conseguente senso di pace e benessere interiori.
Tra i luoghi più adatti per assorbire le energie benefiche che l’interiorizzazione richiesta dalle tecniche yoga rende più assimilabili, ci sono le città sacre per eccellenza dell’India e il grande fiume Gange, le cui acque sono considerate da sempre “miracolose”. Il viaggio ha inizio a Rishikesh, conosciuta come “Tapo Bhumi”, luogo di meditazione e una fra le mete più importanti di pellegrinaggio per induisti. Piccola cittadina situata sulle rive del Gange nello stato settentrionale dell’Uttarakhand, vanta numerosi ashram dove apprendere la pratica dello Yoga dall’esperienza di uomini particolarmente preparati.
Dopo una visita di questa cittadina, si prosegue per Lucknow, nell’Uttar Pradesh, sede dei Nawab che ebbero il controllo dell’India per circa 100 anni, dove vi attende la terza lezione dedicata alla sequenza dei dodici gesti della Pace e alla meditazione per la Pace. Procedendo verso est si giunge all’altra grande città dell’induismo, Allahabad, che gli hindu più devoti chiamano ancora con l’antico nome di Prayaga. Situata alla confluenza fra la Ganga, la Yamuna e il “fiume esoterico”, la Sabarmati invisibile ad occhio umano, è anche un posto imprescindibile per ogni amante dello yoga.
Poi c’è Varanasi, “la città eterna”, uno dei principali luoghi di pellegrinaggio dell’India. Chiamata anche Benares, lungo le gradinate (ghat) che portano al fiume sacro scendono migliaia di fedeli induisti in pellegrinaggio almeno una volta nella vita per purificarsi e cercare la speranza di una vita migliore, per la loro futura reincarnazione. Varanasi però è anche la culla dell’Hatha Yoga e del Raja Yoga e proprio qui sono vissuti il maestro Patanjali (medico del II secolo a.C. autore degli Yoga Sutra, una delle più importanti opere di divulgazione scritta delle tecniche Yoga) e il maestro Bharathi fondatore del Raja Yoga (lo yoga fondato sul controllo della mente).
Ultima tappa di questo viaggio spirituale è Bodhgaya, città nella quale il Buddha raggiunse l’Illuminazione e che oggi è considerata la meta più importante dei pellegrinaggi buddisti che vi giungono da tutto il mondo. Qui si trova l’albero della Bodhi, un grande e molto antico fico sacro sotto il quale Siddhartha Gautama, il maestro religioso fondatore del buddhismo, in seguito noto come Buddha, giunse alla bodhi (illuminazione).
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