Dalla sua, vanta importanti collaborazioni con artisti del calibro di Enrico Ruggeri, Roberto Vecchioni, Mango, Milva, Dario Gay e Simone Cristicchi, ed ha all’attivo sette album: Giovanni Nuti, toscano, classe 1964, sarà al Teatro San Babila di Milano il prossimo 20 dicembre, per presentare in anteprima il suo nuovo album “Vivere senza malinconia – Le Canzoni dello Swing Italiano Anni ‘30 e ‘40”, un progetto teso a far rivivere il repertorio delle canzoni italiane del periodo in chiave jazz, omaggiando grandi ed indimenticabili classici di quegli anni, fra i quali “Bellezze in bicicletta”, “Ma l’amore no”, “Ba… Ba… Baciami piccina”, “Mille lire al mese”, etc.
Signor Nuti, perché ha deciso di rendere omaggio allo Swing?
Lo stimolo è nato nel corso della lunga collaborazione artistica ed umana con la grande poetessa Alda Merini, che mi cantava spesso al telefono le canzoni degli anni ’30 e ’40. La cosa mi aveva colpito molto. Avevo tuttavia lasciato questo pensiero lì in un cassetto, dicendomi: “chissà se mai un giorno mi capiterà l’occasione di interpretare queste canzoni…” Ed ecco che l’occasione è arrivata proprio l’estate scorsa, quando mi hanno chiesto di farlo ed in tal modo quel pensiero si è potuto concretizzare.
Secondo lei, oggi,qual è il pubblico dello Swing?
Io penso che si possa rivolgere un po’ a tutte le persone. Sia a persone di una certa età, che rivivono la propria giovinezza, piuttosto che a ragazzi che non hanno mai ascoltato queste canzoni. Diciamo che è un po’ un recupero storico, dunque canzoni scritte in un periodo molto difficile con grande voglia di gioia e di serenità. Io penso che sia molto importante guardare a ciò che è stato fatto nel nostro passato.
Ma sono canzoni soltanto da ascoltare o anche da ballare?
Ma… diciamo che sono all’insegna della leggerezza. E questa è stata un altra motivazione che mi ha spinto a portare a termine questo progetto. C’è molta gioia e freschezza, caratteristiche di cui abbiamo bisogno soprattutto in un’epoca come la nostra.
Ci racconti qualcos’altro della sua collaborazione con la grande poetessa Alda Merini
Ho voluto inserire anche nello spettacolo “Vivere senza Malinconia” e quindi anche nel disco, due canzoni scritte con Alda Merini reinterpretate e riarrangiate in chiave Jazz. Il risultato è molto interessante, anche secondo i critici che le hanno sentite e la cosa mi dà molta gioia perché Alda Merini è nel mio cuore, la porto sempre con me.
Se dovesse sceglierne uno, qual è il brano di questo CD a cui è maggiormente legato o che le trasmette le emozioni più forti?
Devo dire “No l’amore no”, anche perché la sentivo spesso cantare da mia madre quando ero ragazzino. Di questo brano abbiamo fatto un arrangiamento solo pianoforte e voce che mi emoziona molto. Poi l’amore non passa mai di moda, le pene d’amore… quelle non passano mai.
Perché bisogna vivere senza malinconia?
Innanzi tutto per una mia filosofia di vita, penso che se noi vogliamo vivere in serenità dobbiamo comunque sintonizzarci su frequenze positive. E’ comunque efficace vibrare a determinate frequenze che ci facciano stare bene. Più uno è triste, più non fa altro che stare male, quindi io penso che soffrire non serve a niente. O meglio, sono passaggi della vita che toccano a tutti, ma come diceva Alda Merini “Noi siamo venuti su questa terra per fare l’esperienza della gioia e non della sofferenza”. Quella va usata, ma dopo un po’ va messa da parte.