Entrando nell’atelier di Serena de Fiore, in un luminoso attico nel cuore del quartiere Salario a Roma, si ha subito l’impressione che nulla sia lasciato al caso. Che la sinfonia cromatica delle stoffe tutto intorno sia orchestrata da una mano sapiente e senza fretta. Gli abiti, le gonne ed i gilet, in lino e seta cady, si incontrano in squisite bicromie o in soluzioni fantasia, ripercorrendo il ritmo cadenzato di una macchina da cucire a pedale. Mentre un fiocco, un nastro o un bottone, che spunta qua e là sui modelli minimali, ricorda quello lento di ago e filo. Così nascono le creazioni della stilista romana, divisa fin da giovanissima fra la città natale e la sua patria adottiva, Parigi. Fonte di quel misto di eleganza ed originalità unita all’amore per il dettaglio che Serena ama chiamare chic parisien: "in grado di dare a chi sa riconoscerlo un vero e proprio piacere fisico, una sorta di vertigine". Ma facciamo un passo indietro…
Come nasce la tua passione per il mondo della moda?
“Da un’infanzia costellata di gite dalla sarta con mia zia, dalla sua ‘scatola dei bottoni’, e da un nonno che mi rendeva felice, regalandomi per il quinto compleanno un abito punto smock al posto del solito giocattolo.”
Come si è evoluta fino a diventare hobby e poi mestiere?
“Qualche anno fa ho deciso di cominciare ad esprimere la mia creatività, indossando delle cose immaginate da me, che non trovavo nei negozi. Spinta dall’entusiasmo dell’aver trovato un’idea, cercato il tessuto, provato il modello, mi è venuta la voglia di far conoscere le mie creazioni. A Parigi ho creato una label col mio nome ed ho cominciato ad esporre i miei pezzi unici.”
Roma e Parigi: due mondi che si incontrano nelle tue creazioni?
“Tantissimo! La grande differenza è che in Francia avere un capo unico di un creatore emergente è un valore aggiunto; a Roma, al contrario, trovo che l’idea imperante sia: più si è uniformati più si è ‘in’.
E del made in Italy, cosa conservi?
“La qualità dei tessuti, l’esattezza delle rifiniture, la cura del dettaglio. Non ultima la lentezza del lavoro, che è molto importante. Non lasciare che la fretta faccia dimenticare di un tessuto non proprio giusto o di un filo non a colore. Le persone lo notano e lo apprezzano.”
Nel panorama della moda italiana ed internazionale, quali sono le tue fonti?
“Antonio Marras per gli abbinamenti geniali di stampe e tessuti. Valentino per quella parolina che adoro, ‘chic’. Poi Yves-Saint-Laurent, Armani e Kristina Ti, per quel tocco di romanticismo che non guasta, anzi…”
A proposito di accostamenti inediti (e di romanticismo), sulle tue forme minimali, sorprendono i tocchi barocchi: nodi, pois, fiocchi…
“Abbinare cose che non ci si aspetterebbe stare bene insieme è l’unico talento che mi riconosco. Quanto ai fiocchi, sono la quintessenza della femminilità. Non troppi però!”
Si nota l’influenza dell’Asia: i gilet, ad esempio, "citano"i kimono…
“Fra le eleganze che amo c’è la giapponese, con le sue quinte, sobrie e insieme ‘estreme‘. Anche questo viene dalle strade di Parigi, dove le pasticcerie giapponesi espongono ‘gioielli’ e i ristorantiservono oggetti di design”.
Al di là dello stile, conta l’accessibilità? Anche la donna che non rinuncia all’eleganza deve fare i conti con un potere d’acquisto più basso…
“I prezzi che attribuisco sono quelli che vorrei trovare io stessa. Potrei aumentarli un po’, ma preferisco che le mie cose girino e che le persone possano comprarsele. Inoltre quasi tutti i miei pezzi sono double-face o hanno i lati intercambiabili: ne compri uno, ma ne hai di più!”
Una moda "accessibile" anche nelle taglie?
“Alcuni vestiti, grazie alla loro struttura, si adattano dalla 38 alla 46. Poi, facendo pezzi unici su misura, riesco a rispondere anche alle esigenze di donne dalle forme più morbide.”
A che tipo di donna si ispira la tua collezione per l’estate?
“Senza eccezione di età, femminile, amante della comodità, multitasking e trasformista. Indossa un abito dal mattino e con pochi gesti, un cambio d’accessori o del lato del vestito, è pronta per la sera.”
Il tuo tessuto per l’estate?
“Il lino, troppo chic.”
Il colore?
“Verde. Tiffany o penicillina.”
L’abbinamento?
“Verde Tiffany e nocciola o corallo e cipria.”
L’accessorio?
“Una borsa di paillette o una ballerina di vernice verde.”