Con orgoglio i triestini parlano della loro città, considerando la rigida bora che soffia in inverno e la ritrosia e timidezza di chi vi abita come pregevoli espressioni dell’unicità del carattere di questo porto sul Mar Adriatico. Come per dire, Trieste la si ama anche e soprattutto con i suoi migliori difetti. E così è, perché il freddo pungente dell’inverno e il caldo a volte torrido dell’estate, la sensazione di trovarsi sospesi in una zona di tutti e di nessuno, il labile confine tra terra e mare e perfino la pioggia tagliata dal vento alla quale è impossibile sfuggire sono gli elementi che più fanno pensare che un’altra come lei è impossibile da trovare.
Tra le punte del Carso e l’azzurro del mare, che lambisce come se ne fosse la naturale prosecuzione Piazza dell’Unità, Trieste ricorda a ogni passo la sua storia di porto franco sotto gli austriaci (dal 1719 al 1918) che si riflette in un variegato patrimonio artistico e architettonico e nella felice convivenza dello stile antico romano con quello settecentesco, del mitteleuropa, liberty e barocco. Gli angoli, ma anche la sua indole, raccontano di quando c’erano le “nazioni”, quando precorrendo i tempi già vigeva la tolleranza e il riconoscimento delle minoranze etniche e religiose, quando ci si incontrava per cambiare e scambiarsi, quando la città era un piccolo universo.
Ma Trieste ricorda anche, con malinconia e una punta di orgoglio ferito, come la realizzazione del suo maggiore desiderio, far parte di quella nazione di cui si sentiva parte, l’Italia, le ha sottratto il pregio che le dava la dominazione dell’Impero Austro-Ungarico, l’unicità del suo mare e del suo porto. Sarà per questo che la sua indubbia bellezza – risultato della triplice anima italiana, slava e tedesca – sembra sempre lasciarti un po’ a distanza, come se temesse che lasciandosi andare troppo qualcuno gliela possa rubare o peggio farle del male.
La chiamano la città delle contraddizioni, dei matti, degli incontri di civiltà, ma Trieste è soprattutto una città sensibile, ammaliatrice di artisti e scrittori (James Joyce, Italo Svevo, Umberto Saba…), anima fragile che guarisce dalle ferite senza dimenticarle, uno spirito femminile. Come lo è la Guida sentimentale che le hanno dedicato le donne dell’associazione di volontariato e culturale “L’una e l’Altra” nel progetto in collaborazione con la Regione FVG per un libro scritto da loro e per loro.
Il vademecum dei luoghi di Trieste è in realtà un vero e proprio romanzo attraverso le cui parole le donne vittime di violenza hanno voluto raccontare la loro storia e la storia della loro città, raccontando così della nostra umanità. Pagine di luoghi e sensazioni in cui chi scrive accompagna chi legge in un percorso alla scoperta della città e in fondo anche un po’ di se stessi.
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Informazioni utili
Guida sentimentale di Trieste, a cura di Gabriella Musetti, Arbor Librorum Edizioni, Trieste 2011, pp. 297, euro 14,00.
Indirizzi utili
www.turismofvg.it
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