Alcuni storici parlano di vero e proprio genocidio. Un termine estremo, certo, ma non troppo se riferito alla strage di donne che si consumò nell’Europa a cavallo tra il Medioevo e la modernità, tra il ‘400 e il ‘600. Torturate, perseguitate, arse vive… ecco la sorte riservata a diverse centinaia di donne, da un capo all’altro del continente, diversissime tra loro e tutte accomunate da un’unica accusa: quella di essere delle streghe.
Come le immaginiamo le streghe? Vecchie, storpie, deformi, creature amanti della notte e depositarie di conoscenze malvagie. La realtà fu naturalmente molto diversa. In quei secoli, ad essere punite erano donne che avevano sviluppato, attraverso linee di trasmissione orale assolutamente matriarcali, un sapere alternativo a quello dell’uomo, che si professava “scientifico” e “razionale”. Le streghe erano in profondo contatto con il mondo della natura, ne conoscevano i ritmi, ne veneravano i simboli, ne riuscivano a sfruttare i prodotti – erbe, radici, resine. Il loro corpo, quello di tutte le donne, era visto come profondamente legato ai cicli della natura, soprattutto a quello della luna, vero e proprio astro di riferimento per le streghe, assieme a tutte le creature della notte.
Le sistematiche campagne di persecuzione contro queste donne, però, non le hanno completamente cancellate dal nostro immaginario, e il loro sapere non è stato del tutto disperso. Almeno stando a quanto scrive il giornalista Roberto Borin, autore del libro “Viaggio nei borghi delle streghe”, che ripercorre i luoghi che più di altri hanno visto l’infuriare di queste persecuzioni. Donne considerate per qualche ragione “sui generis”, magari perché particolarmente colte, o perché stranamente in grado di influenzare il corso di una malattia, di una carestia, di una moria di bestiame, o anche perché molto belle, o molto brutte, o sfortunate, sono diventate spesso capri espiatori per folle inferocite.
E oggi, si chiede Borin, cosa farebbero le streghe di un tempo? Sono molti i mestieri a cui si dedicano le donne di oggi che secoli fa sarebbero stati motivo sufficiente per vederle arse sul rogo. L’omeopatia, ad esempio, che presuppone una conoscenza approfondita del mondo naturale e dei suoi principi curativi, ma anche una sensibilità spiccata per interpretare le ragioni profonde e inconsce di un malessere. O l’agronomia, la scienza che studia i cicli naturali e il modo in cui la natura può essere assoggettata alle necessità umane. O ancora, la psicologia o la psicanalisi: le streghe, si diceva, erano in grado di leggere nel pensiero, e di indurre gli uomini a fare quello che volevano con l’uso di parole “magiche” (o, semplicemente, di quelle più giuste!). Ancora, la ginecologia o l’ostetricia: profondo era il sapere delle streghe legato al corpo femminile, ai suoi mutamenti, ai suoi cicli, alle sue misteriose vibrazioni.
Insomma, le streghe, a quanto pare, sono ancora tra noi!
Autore: Roberto Borin
Titolo: Viaggio nei borghi delle streghe
Editore: Mursia
Pagine: 180
Prezzo: 14 €
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