Uno degli ultimi rappresentanti del Free Cinema inglese, completamente dedito all’impegno politico, torna al cinema: Ken Loach. E lo fa con un film intenso, un dramma impegnato, capace di scandagliare i rapporti umani e le tensioni politiche. L’altra verità, in originale Route Irish, lascia da parte l’ironia che caratterizzava il suo ultimo film, Il mio amico Eric (2009) per tuffarsi in una realtà difficile. Ken Loach, come sempre cerca una storia personale per raccontare l’universale, e in questo caso l’orrore della guerra, i giri di affari intorno ad essa e i mostri che rimangono in agguato nella testa dei soldati, anche una volta tornati a casa.
Il protagonista, Fergus – interpretato da Mark Womack, per la prima volta sul grande schermo – è ossessionato dalla morte del suo amico storico, Frankie – John Bishop – avvenuta sulla strada più pericolosa del mondo, quella che porta da Baghdad all’aeroporto. Sente che qualcosa di oscuro si cela dietro questa morte, davanti a cui non si rassegna e il cui dolore può essere compreso forse solo dalla vedova dell’amico.
Tra i due si stabilisce un contatto, reso forte dalla comune disperazione. Nel film si intrecciano differenti piani, mettendo in risalto una storia personale difficile, ma anche il contesto della guerra in Iraq, così come la vita dei ‘contractor’, che una volta venivano semplicemente chiamati mercenari, e che ormai costituiscono una base importante per ogni tipo di guerra. Dietro tale mestiere ci sono giri di denaro enormi, abusi e violenze.
Per capirne appieno la portata gli attori hanno dovuto incontrare persone, vivere sulla propria pelle determinate realtà, leggere libri e documentarsi a fondo, perché questa è la strada voluta dal regista, l’unica in grado di far capire la tragicità della storia vissuta dai protagonisti. Ne risulta un’opera vera e drammatica, che non può e non deve lasciare indifferenti.