Non si può immaginare niente di più lontano dagli interessi del regista: Nanni Moretti e la Chiesa non sembravano poter andare d’accordo – nonostante in La messa è finita (1985) ne avesse analizzato alcuni lati – vista la sua produzione precedente ed il suo trascorso impegno politico. Eppure il regista si è buttato a capofitto nei corridoi del Vaticano, cercandone il lato umano e sviscerandone le complessità.
Habemus Papam, in uscita nella sale italiane il 15 aprile, con 01 Distribution e produzione Fandango e Sacher Film, si discosta dalla filmografia precedente non solo per la tematica, ma anche per la grandiosità, eppure ritroviamo lo stesso approccio umano e la stessa ironia di sempre. Già con la precedente pellicola, Il Caimano (2006), lo sguardo si era allargato, uscendo dalle stanze private del regista per descrivere il mondo contemporaneo. Anche stavolta Nanni Moretti dimostra di saper guardare ogni contesto, seppure il più distante dal proprio privato.
Il Papa descritto nel film – e magnificamente interpretato da Michel Piccoli – trae ispirazione da Celestino V, Papa per solo quattro mesi nel 1294, ed è prima di tutto un uomo, con i suoi dubbi e le sue insicurezze, bisognoso di qualcuno con cui parlare. Così entra in scena il regista, nei panni dello psicologo (tra l’altro non per la prima volta), chiamato a chiarire la posizione del Pontefice. Le notizie centellinate sul film ed il silenzio del regista, durato ben cinque anni, hanno creato un hype enorme, cosa che succede quasi sempre per quanto riguarda la sua produzione, perché Moretti è molto amato per la sua capacità di scardinare le falsità borghesi con un sarcasmo unico nel suo genere.
Oltre ad una trama accattivante il film ha tutto per essere considerato di alto livello, dalla fotografia morbida, di Alessandro Pesci, alla colonna sonora, di Franco Piersanti.