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Venezia. Non è un festival per donne?

A Venezia, dopo la premiazione, delusione per le donne in gara, offuscate dal Leone d’Oro a Sofia Coppola

Sofia Coppola a Venezia
AP

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La kermesse veneziana si è conclusa ormai da due giorni: i riflettori su passerelle e grandi schermi si sono spenti, e la città lagunare è in smobilitazione, in attesa della prossima edizione. Sabato sera la serata di gran gala per l’assegnazione dei Leoni d’Oro ha visto una regina trionfare su tutti gli altri: Sofia Coppola, regista del film "Somewhere", torna infatti a casa con il premio più ambito, il Leone d’Oro. Un festival al femminile? Non proprio.

Si è parlato tanto della crisi del cinema italiano, che proprio a Venezia non raccoglie alcun premio – a meno che non si voglia considerare la lontana ascendenza italiana della Coppola – ma questo festival è stato abbastanza avaro di premi e riconoscimenti anche per altre attesissime attrici al Lido.

Natalie Portman, la star di "Black Swan", viene dimenticata dalla giuria che preferisce premiare il film di Aronofsky con un Premio Marcello Mastroianni al miglior attore/migliore attrice emergente la giovane Mila Kunis. Tutto qui: con l’esclusione della Coppa Volpi come migliore attrice, assegnata ad Ariane Labed per la sua interpretazione nel film "Attenberg", le donne a Venezia mancano.

Dopo essere state protagoniste di passerelle e party, di photocall e interviste, la giuria tarantiniana – non solo di nome, ma anche, dicono i maligni, di fatto – ha partorito dei premi che non sono stati accettati benissimo. La stessa leonessa Sofia si è beccata un bel po’ di fischi e di contestazioni, alle quali Tarantino ha risposto con un bel gestaccio.

E le italiane? Alba Rohrwacher, il nome che più di altri circolava sulla bocca dei critici per un premio alla sua interpretazione nel film "La solitudine dei numeri primi", lascia il galà della premiazione visibilmente delusa e neanche il filmone storico "Noi credevamo" porta fortuna alle sue attrici, Anna Bonaiuto e Francesca Inaudi.

Un cinema italiano inesportabile (soltanto il film di Ascanio Celestini, "Pecora nera", è stato richiesto all’estero) e una presenza femminile contestata e opaca: questo sembra essere il verdetto di Venezia 2010, un verdetto che lascia un po’ di amaro in bocca, ma anche tanta voglia di rimboccarsi le maniche in vista dei prossimi appuntamenti internazionali.

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