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François Ozon racconta la dolce attesa

L’atteso film di Ozon sul difficile periodo della gravidanza

Isabelle Carré
AP

Un regista come François Ozon riserva sempre molte sorprese. La sua poetica è varia e il modo di esprimerla cambia a seconda dei film, eppure ci sono degli elementi che da sempre l’hanno interessato. Come il rapporto tra genitori e figli, esemplare nel film uscito l’anno scorso: “Ricky – Una storia di amore e libertà“. In “Il rifugio” – nelle sale italiane il 27 agosto, con distribuzione Teodora Film – l’attenzione è tutta puntata sul passo precedente alla genitorialità: la gravidanza. Il suo sogno è sempre stato quello di far recitare una donna incinta e, appena saputo che Isabelle Carré (nella foto) era in dolce attesa le ha proposto una collaborazione. Ma, naturalmente, il film non è solo il ritratto di una giovane donna nei suoi nove mesi di attesa, il fulcro di tutto sono, come sempre, le relazioni tra le persone.

La storia inizia con la morte di Louis (Melvil Poupaud), compagno di Mousse (Isabelle Carrè), a causa di un’overdose. La donna, anch’essa tossicodipendente, si rende conto di essere incinta e decide di vivere la sua solitaria gravidanza in una casa sperduta. Solo così riesce ad elaborare il lutto e a realizzare che presto diventerà madre. Il suo rifugio viene ben presto invaso da Paul (Louis-Ronan Choisy, noto cantante alla sua prima prova d’attore e compositore della colonna sonora del film), fratello di Louis, e tra i due si crea un rapporto di amore e odio, tenero e difficile, in cui il ragazzo non rinuncia alla sua diversità, essendo dichiaratamente omosessuale, ma si assume il complicato ruolo di padre non naturale. Il finale sorprendente è in linea con il carattere dissacrante del regista.

Le luci naturali, il set non costruito, lo stile essenziale ed asciutto, richiamano la lezione del maestro Rohmer. Ozon, rinunciando al barocco, presente in molte sue opere, va al cuore delle cose, sviscera pazientemente i rapporti e li descrive con tocco leggero e commuovente. Il film è vincitore del premio speciale della giuria del Festival Internazionale del Cinema di San Sebastiàn.

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