Quante volte ci siamo commossi guardando le immagini di documentari sulle abitudini e la vita di primati, scimpanzé, gorilla, oranghi, sorpresi in atteggiamenti così simili ai nostri, mentre si prendono cura dei loro piccoli, giocano e si fanno i dispetti, difendono il loro territorio o la loro famiglia, si scambiano effusioni? Anche se non ci fossero state schiere di scienziati, da Darwin in giù, a dirci che proprio questi meravigliosi animali sono la cosa che più ci somiglia nel mondo animale, quelle immagini non ci lascerebbero alcun dubbio.
I primati hanno da sempre affascinato schiere di studiosi, che si sono lasciati catturare da un mondo che sembra celare importanti segreti utili anche alla nostra specie: la più celebre è sicuramente Dian Fossey, la coraggiosa etologa interpretata da Sigourney Weaver nel film del 1985 di Michael Apted “Gorilla nella nebbia”, che trascorse molti anni nelle montagne del Rwanda per censire e studiare i gorilla, scontrandosi con gli interessi dei bracconieri e trovando la morte per mano sconosciuta.
Un’altra grande studiosa in questo campo, Jane Goodall, ha ottenuto quest’anno un prestigioso riconoscimento nel nostro paese: il Premio giornalistico Colombe d’Oro per la Pace dell’Archivio Disarmo, e a premiarla è stata una vera e propria titana della scienza mondiale, la centenaria Rita Levi Montalcini. Il premio, che vuole essere uno stimolo a tutti gli operatori dell’informazione a farsi portatori degli ideali di pace e di convivenza pacifica tra i popoli, ha coronato il grande impegno di Jane Goodall nel campo umanitario e la sua fondazione, il Jane Goodal Institute.
La Goodall, che ha dedicato tutta la sua vita da scienziata gli scimpanzé, ha trovato quasi naturale includere nei suoi sforzi anche la preservazione dell’ambiente naturale in cui vivono questi primati, un ambiente condiviso anche da esseri umani e che è in pericolo. Al cuore della mission della fondazione c’è la naturalmente la diffusione di informazioni sulle abitudini e gli habitat dei grandi primati, ma anche e soprattutto il tentativo di creare una rete mondiale di persone, soprattutto giovani, che imparino a prendersi cura della comunità umana, di tutti gli animali e dell’ambiente.
Un progetto del genere, per essere davvero valido e sostenibile, non può non passare attraverso la sensibilizzazione delle popolazioni che vivono a più stretto contatto con gli animali di cui dovrebbero prendersi cura: per questo motivo Jane Goodal è un’instancabile animatrice di progetti mirati a educare e migliorare le condizioni di vita delle comunità locali che vengono coinvolte attivamente nella preservazione dell’ambiente naturale che condividono con gli scimpanzé. I primi progetti del JGI sono nati in Tanzania e, dopo aver ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui quello di US AID (l’Agenzia per lo Sviluppo degli Stati Uniti), sono stati replicati in altri paesi africani. Insomma, una vita, quella di Jane Goodal, dedicata agli esseri viventi, tutti, senza distinzione di specie.