Secondo le ricerche effettuate dai ricercatori dell’Università di Chicago, la maggior parte delle persone che hanno avuto un attacco cardiaco si priva dell’attività sessuale. Eppure sembra che questo comportamento non abbia alcuna ricaduta sulla salute del cuore. Al contrario, l’intimità di coppia è un linguaggio importante per consolidare l’armonia di un rapporto, indispensabile per superare lo shock del post infarto.
La ricerca è stata guidata dalla sessuologa e ginecologa Stacy Tessler Lindau, la quale sostiene che l’attività sessuale non sia in grado di uccidere nessuno, tanto meno i soggetti cardiopatici. Afferma, infatti, che se un individuo è in grado di fare una moderata attività fisica, come ad esempio salire due rampe di scale, sarà ugualmente in grado di riavvicinarsi alla propria sessualità.
Lo studio che ha evidenziato questo pregiudizio negativo, chiama in causa il comportamento adottato dai medici, quelli dell’ospedale dopo il ricovero e quello del medico personale. Presentata durante il convegno annuale dell’American Heart Association, questa ricerca ha coinvolto oltre 1700 pazienti, 1184 uomini e 576 donne che avevano avuto attacchi di cuore.
Interrogati a proposito della loro vita sessuale gli intervistati hanno rivelato uno scenario fatto di reticenze da ambo le parti: medico e paziente non toccano l’argomento e questi utlimi decidono arbitrariamente, insieme al partner, di rinunciare al sesso per paura che possa costituire un rischio per la salute. È emerso che persone che avevano una vita sessuale attiva prima dell’infarto, riprendono solo se il personale medico dell’ospedale dà indicazioni in merito. In caso contrario, anche passato un anno, meno della metà degli uomini intervistati e meno di un terzo delle donne, si rivolge al proprio medico per chiedere come comportarsi.
La dottoressa Lindau dà ai colleghi medici la responsabilità di quanto accade. Non basta guardare ai soli dati anagrafici del paziente per determinare se abbia o no una vita sessuale attiva, è opportuno trovare la maniera per rassicurare il paziente come il partner che non solo l’attività sessuale sia innocua, ma anche opportuna per rientrare alla normalità dopo un incidente tanto impattante.