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Le grandi metropoli e la città come paradigma esistenziali dell’umanità di oggi. Osservando, fotografando e raccontando tre grandi città contemporanee per Francesco Jodice è possibile intessere un discorso che attraversi i campi dell’architettura, dell’ecologia, dell’urbanesimo, della geografia, dell’antropologia e ovviamente dell’arte. Citytellers, di Francesco Jovine è infatti un’opera filmica composta da tre film ognuno della durata di 48 minuti che raccontano attraverso la matrice fotografica e le immagini in movimento altrettante zone di insediamento urbano emblematiche per i nostri tempi.
San Paolo del Brasile, Dubai e l’area attorno al lago d’Aral al confine tra l’Uzbekistan e il Kazakistan. Le città e gli abitanti di questa parte del mondo rappresentano secondo l’artista una “archeologia dell’umanità”. In quest’area si è infatti consumato quello che il politico statunitense Al Gore, nel suo libro “Earth in the balance“, ha definito come il disastro ecologico più grave nella storia dell’umanità. Il disastro ecologico frutto di un errore di calcolo ingegneristico dell’Unione Sovietica, è stato causato dalla deviazione di due fiumi affluenti del lago Aral ed ha generato un panorama desertico prosciugando erroneamente di fatto il quarto mare interno del pianeta.
Gli altri due film osservano le realtà specifiche di San Paolo e Dubai. In SAO PAULO_CITYTELLERSSAO l’occhio dell’artista si focalizza sul fenomeno della self – organization tipico delle comunità prive di una reale presenza delle istituzioni. L’opera è frutto di uno studio sistematico e multi – livello, svoltosi nell’arco di un anno nel capoluogo brasiliano, per il quale l’artista si avvalso della competenza di esperti. DUBAI_CITYTELLERS è invece un’analisi poetica del più famoso caso di neourbanismo contemporaneo. Il film inquadra i costanti paradossi di una dimensione parallella dove alla propaganda di un paradiso del lusso e della ricchezza si accosta un lato oscuro fatto di povertà e miseria al limite della dignità umana. L’intero ciclo CITYTELLERS sarà visibile fino al 6 Giugno presso il MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna.
