Dopo aver deliziato il pubblico cinematografico con “Train de vie“, un’avventura tragicomica che approcciava in maniera coraggiosa e “non convenzionale” il dramma della Shoah, dal 5 febbraio Radu Mihaileanu torna sul grande schermo per raccontare la dolorosa condizione della Russia post – sovietica.
Il regista rumeno sembra non temere il confronto con grandi temi della storia e si tuffa in una nuova avventura che ripercorre le sorti dell’ex superpotenza, vista con gli occhi dei “sopravvissuti”. I toni sono ancora una volta disincantati, l’ambientazione come sempre grottesca, ma portatrice di un messaggio di speranza ed autentica “joie de vivre”.
Ambientato tra Mosca e Parigi, il film narra la caduta dell’U.R.S.S. e la sua ricollocazione tra nuovi equilibri internazionali, dove a farla da padrone sono i clan mafiosi e gli arricchiti commercianti di gas naturali. L’antefatto da cui si sviluppa la trama risale all’epoca di Brežnev, durante gli anni bui della repressione contro comunità ebraica in Unione Sovietica. A quel tempo Andreï Filipov (Aleksei Guskov) era il più grande direttore d’orchestra dell’U.R.S.S. dove dirigeva la celebre Orchestra del teatro Bolshoi di Mosca. Andrei viene però licenziato all’apice della gloria per essersi rifiutato di separarsi dai suoi musicisti ebrei, tra cui il suo migliore amico Sacha (Dmitri Nazarov).
Trent’anni dopo il protagonista lavora ancora al Bolshoi, ma come uomo delle pulizie. La sua vita frustrante finalmente si riscatta quando Andrei decide di intercettare l’invito del famigerato teatro di Châtelet, riunendo i componenti della sua orchestra e presentandosi a Parigi al posto di quella ufficiale del Bolshoi. Un’idea apparentemente folle che ha però il sapore dolce della rivalsa e rappresenta l’occasione tanto attesa da tutti gli ex musicisti nel frattempo caduti in disgrazia.
Per la grande esibizione di Parigi, Andrei sceglie di interpretare il “Concerto per violino” di Tchaikovsky, una colonna sonora che gli farà rivivere i fatti avvenuti trent’anni prima, consentendogli di rincontrare l’ormai famosa violoncellista Anne-Marie Jacquet (Mélanie Laurent) e poter finalmente chiudere i conti con il passato. In questo film dai toni ironici e spumeggianti, Mihaileanu mette insieme musicisti dilettanti, zingari eclettici, ebrei commercianti e grandi protagonisti della musica classica; un pout pourri a tratti surreale che dipinge il traghettamento verso l’oblio di una grande superpotenza e della sua sfortunata comunità.
Tra i protagonisti spicca la bellissima Mélanie Laurent, una “bastarda senza gloria” il cui talento è stato confermato dall’ultima interpretazione nel film di Tarantino. In lei il regista americano ha individuato la “nuova Uma Thurman“, quella bellezza impura da eroina agro – dolce tanto cara al cineasta americano. La colonna sonora non può lasciare delusi: il grande Tchaikovsky fa riaffiorare vecchie e nuove passioni, con un tuffo al cuore che è quanto di più indicato vi si possa suggerire per questo S. Valentino al cinema.