Questo Natale, accanto al tradizionale cine-panettone, tornano nelle sale i film d’autore: dai fratelli Coen, al mitico Ken Loach, fino ad arrivare al nostrano Sergio Rubini, ecco per voi una selezione delle migliori pellicole proiettate durante le festività.
Cominciamo dall’ultimo lavoro dei fratelli Coen, che questa volta scelgono un tema decisamente autobiografico: la realtà di provincia della comunità ebraica del Minnesota, in cui i due fratelli sono nati e cresciuti. “A serious man” é la storia di un uomo serio, un uomo per bene, che si ritrova tutto d’un tratto a fare i conti con l’assurdità della vita. Un onesto professore di fisica in una piccola università del Midwest, amorevole marito, membro attivo nella comunità ebraica locale e premuroso verso il fratello che ospita in casa nonostante i problemi di equilibrio emotivo, Larry Gopnik assiste improvvisamente al crollo della sua esistenza serena ed inquadrata. La moglie gli rivela il tradimento con un suo amico e chiede il divorzio, uno studente tenta di corromperlo e lo minaccia indirettamente per passare un esame, la conferma della sua cattedra appare a rischio, il fratello dà segni di instabilità mentale sempre più evidenti, il vicino di casa allarga costantemente lo spazio del giardino a discapito del suo. Una storia di ordinaria follia che in maniera sottile racconta l’ortodossia picco-borghese della comunità ebraica americana.
Il calciatore del Manchester United Eric Cantona é il soggetto decisamente popolare scelto da Ken Loach per questo il ultimo film “Il mio amico Eric”: il protagonista Eric Bishop (Steve Evets) è un impiegato delle poste britanniche a cui la vita sembra essere sfuggita di mano. L’unica vera consolazione è rappresentata dalla squadra del cuore. Per affrontare e risolvere i mille problemi che lo affliggono, Eric si rivolge al calciatore, invocandolo come personale spirito guida. In questo film Loach, pur rimanendo legato alle tematiche del mondo operaio, si concede una storia ironica e surreale, in una pellicola sul potere aggregante e salvifico della fede calcistica.
Ancora una volta Sergio Rubini non rinuncia alla sua terra d’origine e ai miti ancestrali da cui é sempre stato affascinato: ambientato nella Puglia degli anni ’60, “L’uomo nero” narra con gli occhi del piccolo protagonista Gabriele, la storia della sua strampalata famiglia. Il personaggio più caratterizzato é il padre Ernesto (Sergio Rubini), artista fallito che si rivela al figlio in punto di morte. Le ultime parole dell’anziano risvegliano in Gabriele il ricordo di un episodio lontano nel tempo e lo proietteranno in un passato rivelatore: solo quando il Gabriele dovrà occuparsi della sepoltura del vecchio, si troverà a scoprire una verità fino ad allora inimmaginata, che modificherà profondamente la prospettiva da cui ha sempre guardato suo padre.
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