Alògia: “perdita delle funzioni simboliche” oppure “irragionevolezza”, o dal dizionario di latino “convivio smodato” (praticamente una festa). Questo il titolo della mostra personale dello scultore Patrick Alò, classe ’75: dai movimenti studenteschi alle occupazioni per attività sociali l’artista scopre la passione per l’archeologia industriale, il riciclo ed il cyberpunk, e vi fonde l’amore per il classicismo.
Patrick attraversa indenne gli anni novanta delle “smodate” feste rave nei capannoni industriali abbandonati e, se da una parte riflette nel metallo riciclato delle sue opere l’anima di una generazione rifiutata dal mercato, qualcosa delle sue sculture trascende la loro stessa potenza comunicativa. Qualcosa persiste, resiste alla tentazione di una lettura legata ai tempi della cronaca.
Patrik Alò è un artigiano dell’anima che con la pazienza certosina di un novello Efesto raccoglie i frammenti che la nostra civiltà consuma e reifica per ricomporli e infondergli nuova vita. Carcasse di automobili, utensili da lavoro in disuso, pezzi irriconoscibili di macchine abbandonate vengono manipolati da Patrik come fossero ossa preziose di creature viventi.
La sua arte è metamorfosi di residui industriali che si trasformano in nuova carne di divinità mitologiche. Le sue creature sono fauni, divinità pagane, obelischi, animali totem. Esseri atemporali che testimoniano la profondità di una vita creativa che fluisce come un fiume sotterraneo aldilà di fedi religiose o razionalistiche. Per la galleria “Le Opere” di Roma Patrick espone due ibridi: il suo ultimo lavoro “Chimera”, realizzato sul modello della scultura in bronzo etrusca datata V-IV sec. a. C. e “Deus sed Machina” dove il Cristo Crocefisso si ibrida con l’uomo vitruvizzato di Leonardo.
Da Venezia dove ha appena vinto il Premio della giuria del Concilio Europeo Dell’Arte per l’opera, “Il Pensatore”, Patrick Alò arriva al centro di Roma dal 15 al 31 Ottobre in via Monte Giordano 97.