Uscito il 14 Settembre, “Draw the Line”, l’ottavo album di David Gray, il cantautore britannico che nel 2000 faceva innamorare il mondo con “This Year’s Love” e “Please Forgive Me”. Dopo un’attesa di 4 anni giunge, nonostante le incertezze del mondo discografico, a rischiare con l’autoproduzione di questo album, che riscuote già il successo della critica.
Un esito positivo che non sorprende, vista la collezione che il cantante-pianista ha accumulato nel tempo con 12 milioni di album venduti, “White Ladder” l’album più venduto di tutti i tempi in Irlanda, 3 album alla numero 1 in 6 anni, una BAFTA nomination per il lavoro sulla colonna sonora del film “A way of life” di Amma Assante, 2 premi Ivor Novellos, un Q award, 2 Brit nomination e 2 Grammy nomination.
“Draw the Line” (Polydor/Mercer Street Records) avvolge dolcemente con una positività immediata ed al tempo stesso con un’irresistibile nostalgia autunnale. Scompare l’introspezione degli album precedenti per lasciare spazio alla potenza di testi scritti d’istinto, carichi di verità e di una ferma volontà di cambiamento. Una trasformazione ritenuta necessaria da David nel momento in cui il successo conquistato sembrava limitarlo, relegandolo in una prigione creativa.
Sempre inconfondibilmente, con il nuovo album sembra però ritrovare una passione ed un trasporto che si erano affievoliti nel tempo. Il primo singolo “Fugitive”, ispirato addirittura dal personaggio di Saddam Hussein, sembra testimoniare la presa di coscienza di colui che si nasconde, da sé stesso e dal mondo, per poi trovare la forza di affrontarli e di uscire dalla propria ‘nicchia’.
Molte sono le novità nel nuovo lavoro del cantautore, portate dal vento del cambiamento, tra cui la sfida di una nuova band che lo accompagna con Keith Pryor alla batteria, Robbie Malone al basso e Neill MacColl alla chitarra. A duettare con lui c’è inoltre la dolce voce blues di Jolie Holland nella traccia “Kathleen” e la voce energica di Annie Lennox a dare una sferzata pop a “Full Steam Ahead”.
Curioso che le registrazioni siano avvenute nello studio nord londinese “The Church” appena acquistato da David Gray, proprio lo stesso che era ai tempi degli Eurythmics. Il pezzo “Stella the Artist” sembra si riferisca ad una musa ispiratrice, mentre “Transformation” incarna la volontà dell’album intero.
“Fame è una valutazione molto appropriata per come io mi sento” confessa l’artista. “Ho cose da dire come scrittore. Canzoni come “Nemesis”, “First Chance” e “Draw the Line” sono state davvero liberatorie, con immagini ed idee che fluivano e con un po’ di umorismo […] Mi sento molto vivo. Questo è il sentimento che è contenuto dentro “Draw The Line”.’