Saranno quattro i film italiani in Concorso a Venezia, oggi – prima di parlare di questi titoli – vogliamo anticiparvi tutti gli altri registi e attori che rappresenteranno il nostro Paese anche nelle sezioni collaterali del Festival. E non sono pochi: si tratta di una vera e propria festa italiana. Nella sezione Cinema del presente, troviamo i nomi di attori come Luca Lionello, Roberto Herlitzka, Ennio Fantastichino, ma anche Arnoldo Foà e registi come Citto Maselli (“Le ombre rosse”), Giuliano Montaldo (suo il documentario “L’oro di Cuba”) e perfino Abel Ferrara e John Turturro, sempre più interessati a studiare le loro origini.
Luca Guadagnino presenta nella sezione Orizzonti “Io sono l’amore” pellicola in cui ha diretto Tilda Swinton e Alba Rorhwacher. Sempre in quella sezione, il noir “Tris di donne e abiti nuziali”, diretto da Vincenzo Terraciano e interpretato da Martina Gedeck e Sergio Castellitto che si ritrovano dopo il delizioso “Ricette d’amore”. Segnaliamo poi Controcampo italiano, sezione in cui spiccano pellicole come “Cosmonauta” con Sergio Rubini o “Dieci inverni” con Isabella Ragonese e Michele Riondino e documentari come “Hollywood sul Tevere” di Marco Spagnoli o “Il piccolo” di Maurizio Zaccaro, realizzato in collaborazione con Biennale Teatro. Nelle parole del direttore Marco Müller: “Controcampo italiano dovrà dirci di più sullo stato di salute del nostro cinema. Ci offrirà testimonianze interessanti, stimolerà discussioni e contribuirà ad allargare notevolmente il discorso globale sul cinema che la Biennale sta cercando di portare avanti”.
E adesso passiamo ai quattro film in Concorso
“Baarìa”, di Giuseppe Tornatore. Pare che sia il più costoso film italiano mai girato. Un budget superiore a 20 milioni di euro (e qualcuno dice perfino oltre i 30). Attraverso le vicende di tre generazioni di una famiglia di Bagheria, il film racconterà un secolo di storia italiana, con le Guerre Mondiali e l’avvicendarsi, sulla scena politica, di Fascismo, Comunismo, Democrazia Cristiana e Socialisti. A guidarci saranno Giuseppe (Francesco Scianna), sindacalista del PCI e Mannina (Margerth Medè): due innamorati la cui relazione si dipanerà dagli anni ’30 ai ’70. “Forse la definizione più corretta, ora che il film è finito, è commedia – ha detto Tornatore – La vena comica, che era già nella pagina scritta, sul set si è rafforzata e ne viene fuori un film divertente, anche malinconico, come certe commedie all’italiana. Fa ridere, ma anche riflettere su aspetti del nostro passato”.
“La doppia ora” di Giovanni Capotondi. L’esordio alla regia di Giovanni Capotondi è puramente dark: un avvincente thriller paranormale in cui nulla è come sembra. Sonia (Ksenia Rappoport) fa la cameriera in un hotel. Guido (Filippo Timi) è un ex poliziotto che lavora come custode in una villa fuori città. S’incontrano in una specie di speed date: lui è un cliente fisso, mentre per lei è la prima volta. Questa improbabile love story si trasforma presto in un agghiacciante horror dell’anima, una vicenda misteriosa in cui nessuno è chi dice di essere. Al centro di tutto, la bellezza perturbante di un’affascinante Torino e quella di una donna nel bel mezzo di intrighi pericolosi…
“Il grande sogno” di Michele Placido. Ambientato nell’Italia del 1968, il nuovo film di Michele Placido è una pellicola molto personale e, in gran parte, autobiografica. All’epoca i giovani sognavano di cambiare il mondo: le regole venivano infrante, l’amore era libero e tutto sembrava possibile. Riccardo Scamarcio interpreta Nicola, giovane pugliese che fa il poliziotto e che d’un tratto si ritrova a dover fare l’infiltrato nel movimento studentesco. Si accorgerà che dare manganellate alle manifestazioni non è affatto quello che vuole… il suo grande sogno è invece quello di diventare un attore. Conoscerà Libero (Luca Argentero) leader del movimento studentesco e finirà per innamorarsi di Laura (Jasmine Trinca), appartenente alla buona borghesia cattolica, brillante e appassionata. La ragazza sarà sedotta da entrambi e dovrà scegliere chi dei due amare… “Se oggi c’è Barack Obama come Presidente degli Stati Uniti lo si deve alla rivoluzione mondiale che è avvenuta nel 1968 – ha detto Placido – In quell’anno è morto Martin Luther King, colui che aveva ‘un sogno’, e ora parte di quel desiderio si è avverato. In America c’è un Presidente di colore”.
“Lo spazio bianco” di Francesca Comencini. Dopo “Mi piace lavorare – Mobbing!” e “A casa nostra” Francesca Comencini ritorna con una pellicola basata sul romanzo di Valeria Parella e ambientata a Napoli. Maria (Margherita Buy) è un’insegnante che ha superato da poco i quarant’anni. La donna, al sesto mese di gravidanza, partorisce una bambina che viene subito ricoverata in terapia intensiva neonatale. Dietro l’oblò dell’incubatrice Maria osserva le ore passare su quel piccolo corpo come una sequenza di possibilità. Capirà che per trovare la forza di accompagnare la sua piccola alla nascita, deve consentire al mondo di irrompere nella propria esistenza e concedersi il privilegio di tornare a vivere.