Dopo aver assistito alla prima di un’opera alla Scala di Milano, la bellissima Mozah decise, due anni fa, che il Qatar doveva avere la sua orchestra filarmonica: a Kurt Meister, il managing director a cui la sceicca aveva affidato il compito di radunare i musicisti che ne avrebbero fatto parte, e chi si era preoccupato di sapere se Sua Maestà preferiva artisti di origine araba, Mozah rispose di volere i migliori del mondo, senza badare ai loro passaporti.
Sheikha Mozah bint Nasser Al Missned, per tutti Mozah, è diventata uno dei simboli dell’originale percorso verso la modernità avviato dal ricchissimo emirato del Qatar. Sposata con l’attuale sceicco dal 1977, Mozah è una donna colta, con diverse lauree e una grande determinazione a consigliare al marito il miglior modo per investire i fiumi di dollari che rifluiscono nelle casse della dinastia che governa il Qatar. Come gli altri emirati, il Qatar è una monarchia assoluta, in cui il dissenso è poco tollerato ed è applicata la legge coranica. Ma è anche il paese di Al Jazeera, l’emittente televisiva più diffusa e autorevole del mondo arabo, voluta fortemente da Mozah, e i suoi cittadini hanno un reddito pro capite paragonabile a quello dei ricchi lussemburghesi.
L’esperimento in atto nel Qatar comprende anche investimenti ingenti nel campo della cultura e delle arti, ed è proprio Mozah l’ispiratrice di una serie di progetti che hanno cominciato ad attrarre nel piccolo emirato i migliori cervelli e gli artisti più innovativi da tutto il mondo. Promotrice della Education City, un polo universitario tra i più all’avanguardia, la sceicca è anche animatrice della Qatar Foundation, una delle fondazioni culturali più ricche e munifiche del mondo. L’emirato e la sua dinastia regnante appare come una moderna corte rinascimentale, popolata da artisti e scienziati attratti dal ricco signore e dai suoi soldi.
Con la sua classe e il suo amore per le arti e le scienze, Mozah ha sicuramente contribuito a stabilire un modello di modernizzazione in cui i miliardi di dollari derivanti dalle riserve di gas custodite dall’emirato si trasformano, oltre che in azioni nelle maggiori compagnie transnazionali – l’ultima acquisizione riguarda la Porsche tedesca – in progetti culturali, orchestre e opere d’arte, patrimonio di tutto il mondo.